C’è un momento storico cruciale che trasforma il Barolo nel ‘vino dei re’, ambasciatore dei Savoia sulle tavole regali europee: quando Carlo Alberto, incuriosito dalla fama di quel rosso, invecchiato nelle cantine del conte di Cavour, a Grinzane, e della marchesa Giulia Falletti, chiede di poterlo assaggiare. Partono così dal castello di Barolo 325 carrà (botti), una per ogni giorno dell’anno eccetto il periodo di Quaresima, e attraversano Torino per arrivare a corte, fra lo stupore generale dei sudditi. Inizia così il racconto delle origini di uno dei vini più pregiati d’Italia, ripercorse dal Wi Mu, il Wine Museum, nel castello comunale di Barolo.
Le sale espositive, che portano la firma inconfondibile dello scenografo francese Franois Confino, autore dell’allestimento del Museo nazionale del Cinema di Torino, accompagnano il visitatore in un viaggio emozionale nel mondo del vino, avvolgendone tutti i sensi. Un itinerario fra suoni e colori, fra tradizione e modernità, scandito dal lavoro incessante dell’uomo e dal trascorrere delle stagioni.
Ai ‘tempi del vino’ è dedicato un intero piano del museo, il terzo, mentre il secondo è incentrato sulla rappresentazione del nettare degli dei nella storia e nelle arti. Il percorso si chiude scendendo al ‘Tempio dell’Enoturista’, dove si incontrano il Barolo e gli altri vini di Langa, in una sfida fra sapori, profumi, personalità, sotto la guida dagli esperti.
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