Il clima ha ‘tagliato’ un 16% della produzione ma l’Italia resta prima nella classifica mondiale
Si prorogherà fino alla fine di ottobre la vendemmia 2019. Per questa annata, infatti, la raccolta delle uve è iniziata con 10-15 giorni di ritardo a causa delle condizioni meteo non proprio favorevoli che hanno caratterizzato i primi sei mesi dell’anno. Un ritardo che segna involontariamente il ritorno ad annate non ancora così interessate dal cambiamento climatico, quando con temperature meno elevate la vendemmia veniva effettuata di norma proprio in questo mese.
Non ci sarà, però, alcuna ricaduta sulla qualità come hanno ribadito le associazioni di categoria perché posticipando la raccolta si potrà comunque raggiungere un livello zuccherino ottimale. Le conseguenze si vedranno, invece, sul versante della quantità. Con una produzione stimata che si aggira tra i 45 e i 47 milioni di ettolitri, le previsioni indicano un calo del -16% rispetto alla passata stagione. Il calo di produzione riguarderà l’Italia intera con alcune regioni come Lombardia (-30%) e Umbria (-24%) più colpite di altre. L’unica a distinguersi potrebbe essere soltanto la Toscana (+10%). In questo quadro, che la vendemmia in atto difficilmente potrebbe mutare, quindi, la regione che produce più vino è il Veneto con più di 13 milioni di ettolitri, seguita dalla Puglia con 9,5 e dalla Sicilia con 4,7.
L’Italia
prima al mondo
Secondo i dati ISTAT la produzione italiana è in costante crescita dal 1992, escludendo tuttavia le normali oscillazioni stagionali. Grazie a questo ritmo inarrestabile, quattro anni fa l’Italia si è conquistata il titolo di principale produttore di vino al mondo, strappandolo alla Francia, un primato che stando ai numeri anche degli ultimissimi tempi non pare disposta a lasciare.
Ad aumentare, in particolare, sono i vini di qualità su cui si stanno concentrando gli sforzi del mercato. Tra Dop e Igp deteniamo ormai il numero più elevato in Europa di etichette controllate. Ma un terzo della produzione è ancora rappresentato dal vino da tavola con ricadute negative in termini di prezzi.
La Francia, invece, potendo contare su bottiglie più costose, resta per il momento prima al mondo per valore delle esportazioni, nonostante venda all’estero meno vino di noi.