Disponibile al pubblico il libro che analizza l’attività dei centri di ricerca per l’innovazione
Sono 12, distribuiti in tutta Italia, i Centri di ricerca del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria CREA. Ora è stato pubblicato, a cura di Carlo Gaudio, subcommissario CREA con delega all’attività scientifica, il volume “I centri di ricerca CREA” che illustra tutte le attività, quanti ricercatori e quante energie vengano messe al servizio della salute agroalimentare.
A cominciare dalla sede centrale del CREA a Roma che coordina i 6 centri di ricerca ‘trasversali’ e i 6 ‘di filiera’, per un totale di oltre 2.000 dipendenti di cui circa 1.900 ricercatori e tecnici. Il quadro d’insieme evidenzia una ricerca multi ed interdisciplinare, in grado di sostenere l’industria italiana nelle grandi sfide del nostro tempo, dalla sostenibilità alla produttività, dalla qualità alla sicurezza alimentare, con un’attitudine alla concretezza, in una visione pragmatica.
I Centri di Ricerca Trasversali si occupano degli ambiti di ricerca relativi all’agricoltura, all’agroalimentare e all’agroindustria, all’alimentazione e alla nutrizione, alle politiche agricole europee e nazionali, integrate con i nuovi scenari della bioeconomia delle aree rurali.
Ai Centri di Ricerca di Filiera, invece, sono attribuite le mission specifiche per la valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità del Made in Italy, ma anche studi e ricerche per la gestione sostenibile delle foreste e dell’arboricoltura da legno.
Il CREA si richiama alla storia plurisecolare che risale alla rete delle Stazioni Agrarie sperimentali fondate da Cavour ancor prima, quindi, dell’unità d’Italia. In realtà, nella sua veste attuale, è nato nel 2014 dall’unione del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) e l’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA).
Ancor più recenti sono i Centri di ricerca che sono stati formati solo nel 2017. L’attività di ricerca non si è fermata a causa del Covid e adesso si proietta verso il futuro. Per questo, come sottolinea il curatore del libro Carlo Gaudio: «l’Italia deve puntare sull’innovazione, sul digitale, sulla genomica e la tecnologia. L’agricoltura oggi è innovazione e sviluppo sostenibile, che poter garantire di soddisfare bisogni futuri».