Per quanto i due giorni di vertice Ue-Cina a Bruxelles si siano conclusi senza che le due parti arrivassero a firmare una dichiarazione congiunta complessiva finale sul commercio, per l’Italia il vertice si può dire che abbia avuto dei risultati indubbiamente positivi. Malgrado le esplicite dichiarazioni del premier cinese Li Keqiang molto aperte agli accordi Wto, l’Ue non riconosce al colosso cinese lo status di economia di mercatonell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, in particolare a causa della questione dell’acciaio, che la Cina sovraproduce ed esporta a prezzi spesso molto bassi.
Ma l’intesa concordata sulle questioni agroalimentari con la stesura di una lista di 200 prodotti a indicazione geografica, 100 europee e 100 cinesi, che saranno considerati da proteggere, certamente rappresenta un successo per l’agroalimentare tricolore.
Ed intanto crescono forte le esportazioni italiane in Cina
Come sottolinea Coldiretti: “la difesa di produzioni italiane ‘Doc’ dalla concorrenza sleale dei falsi e delle imitazioni hanno spinto le esportazioni di prodotti alimentari italiani che hanno fatto registrare un aumento del 19% in Cina nel primo mese del 2017”.
“Il valore delle esportazioni agroalimentari italiane in Cina – sottolinea Coldiretti – è stato pari a 391 milioni nel 2016 con il vino che è stato il prodotto più richiesto dal gigante asiatico per un importo di 101 milioni di euro nello stesso anno”. “Nella lista delle eccellenze da difendere sono ben 26 quelle italiane tra le quali infatti – conclude la Coldiretti – prevalgono i vini, ma anche i formaggi tipici, i prosciutti di Parma, san Daniele e toscano, la bresaola della Valtellina e l’aceto balsamico di Modena”.