Alle sfilate di New York si è visto il frutto delle previsioni stilistiche generate dai Big Data
TMall, la piattaforma e-commerce di Alibaba dedicata alla moda uomo e donna, ha preso tutti in contropiede alla New York Fashion Week primavera estate 2020: i maglioni, i pantaloni, le camicie e tutto il guardaroba dei suoi brand sono disegnati sulla base dei dati raccolti dagli acquisti fatti su Alibaba. L’intelligenza artificiale ha utilizzato questa materia prima per orientare le scelte degli stilisti che hanno concretamente disegnato le collezioni.
Prima dei tessuti, delle silhouette di stagione e di qualunque altro dato, la cosa più importante sono state le proiezioni sui gusti dei clienti da qui a sei mesi, letti e ricavati dall’algoritmo di Alibaba. «Abbiamo usato i Big data per aiutare i designer a prevedere i prossimi trend – ha spiegato James Lin, direttore moda per Alibaba North America – dati forniti dagli stessi movimenti dei clienti online, dalle loro ricerche e dai loro acquisti».
Se la forza e l’utilità dei dati sono nella quantità, allora Alibaba può davvero prevedere il futuro in forza dei suoi 674 milioni di utenti attivi su un anno. I miliardi di acquisti di moda sull’e-commerce cinese non hanno prodotto soltanto ricavi stellari, ma anche tracce, dati e preferenze che si traducono in statistiche ma anche in previsioni sul lungo periodo. Ed ecco che nasce così l’allocuzione ‘moda data driven’, uno stile che è guidato dai dati previsionali a disposizione.
Come sarà la
moda data driven
A guardare le collezioni sfilate a New York, quelli disegnati con l’aiuto della IA sembrano capi come gli altri, impossibili da distinguere da quelli partoriti dalla mente creativa di uno stilista, che in ogni caso non crea nel vuoto e per merito del solo genio, ma tenendo anche conto delle previsioni sulle tendenze fornite da agenzie e uffici specializzati.
Forse una ‘moda data driven’ non farà che eliminare l’intermediario, l’agenzia di forecast o l’ufficio marketing tradizionalmente inteso, creando un dialogo inconsapevole ma quasi diretto tra consumatori e creatori.