Secondo i primi dati provvisori, nel primo trimestre del 2017 i ricavi del comparto tessile moda mostrano una crescita del +1,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un 2016 che aveva fatto registrare una crescita di un punto percentuale del giro d’affari attestandosi a 52,9 miliardi di euro. A dar credito al campione intervistato dal Centro Studi di Sistema Moda Italia per fare il punto sulla congiuntura del primo quarto dell’anno e dei mesi a seguire, la stima sul resto dell’anno è quantomeno stabile per il 63,5% degli interpellati.
Il più dinamico, ancora una volta, si mostra il mercato estero, anche se lo scarto con la variazione del mercato nazionale è contenuto. Le vendite interne registrano un +1,6%, mentre quelle estere +2%. Timida crescita della forza lavoro, +0,4%, mentre la raccolta ordini nei primi tre mesi dell’anno segna +1,4%. Quella interna frena a +0,5%, mentre quella estera avanza dell’1,7%.
Le vendite di Cina e Hong Kong insieme superano quelle degli Usa
Tornando ai dati 2016, «è stato un anno di crescita non entusiasmante – ha evidenziato Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda e di Pitti Immagine – anche perché il 2015 aveva segnato risultati molto positivi».
Rispetto alle vendite estere, Francia e Germania anche nel 2016 si confermano i primi due mercati di sbocco del tessile-moda e segnano +2,9% e +1,3%. La Spagna archivia un incremento del +5,6%, mentre prosegue il trend favorevole della Gran Bretagna, anche grazie alla debolezza della sterlina. Rispetto ai mercati extra-Ue, gli Stati Uniti segnano una caduta del -5,6%, ‘effetto rimbalzo’ dopo il +17,3% del 2015. “Un rallentamento – tiene a precisare Marenzi – che è proprio ‘figlio’ del boom dell’anno precedente».
Cina e Hong Kong crescono rispettivamente del 3,1% e del 2,5%: sommando il valore assoluto di questi due mercati si superano i 2 miliardi e 600 milioni di euro, scavalcando il mercato Usa.