Parte l’esperimento inglese per ampliare la propria offerta fashion guardando alla sostenibilità
L’abbigliamento di seconda mano conquista un’altra frontiera distributiva e arriva nei supermercati. A fare da pioniere è l’inglese Asda, che ha ampliato la sua linea di abbigliamento “George” con la collezione “Re-Loved”, composta da capi second-hand. La fase di test della linea è già iniziata e includerà, inizialmente, vestiti usati di diversi brand. L’iniziativa risponde alla volontà del gruppo di ridurre l’impatto ambientale delle sue proposte moda, in linea con quanto già accaduto la scorsa primavera, quando “George” ha lanciato la prima collezione in poliestere riciclato. Negli scorsi mesi, il tema della sostenibilità, sempre più al centro delle strategie della moda internazionale, è arrivato a Westminster, dove il Parlamento ha messo nel mirino le 16 realtà più importanti della moda inglese, interrogandole sugli sprechi, sulle norme anti inquinamento e sui livelli di retribuzione dei dipendenti. L’iniziativa di Asda è solo la più recente in tema di abbigliamento usato e moda sostenibile, come dimostrano gli annunci del gruppo H&M e di Zalando. A incoraggiare le aziende in questo senso sono i dati di scenario: secondo il reseller digitale ThredUp, il mercato dell’apparel di seconda mano è in espansione e, con ogni probabilità, crescerà più velocemente di altri segmenti retail nei prossimi dieci anni. Nel 2022, il valore di questo mercato dovrebbe toccare i 41 miliardi di dollari a livello globale.
Melanie Wilson
senior director approvvigionamento sostenibile George
Come Paese scartiamo una quantità eccessiva di vestiti. L’obiettivo di “George” è quello di fare la cosa giusta per i consumatori e rendere i prodotti più sostenibili, assicurando che durino nel tempo e che ci sia una buona parte di indumenti riciclabili negli stock in eccesso.