Il tessile-moda nazionale continua a crescere, nonostante un contesto economico globale che alza sempre più l’asticella della competizione e malgrado un mercato domestico che non riesce a decollare. Complessivamente il comparto ha registrato nei primi tre trimestri un aumento delle vendite che è stato rispettivamente del +3,3%, +3,5%, +3,9%. Merito soprattutto delle esportazioni, soprattutto extra-UE, che sono cresciute del +2,6% nei primi sette mesi dell’anno arrivando a superare la quota dei 18,4 miliardi di euro.
I dati sono il frutto dell’Indagine Congiunturale del Centro Studi di Confindustria Moda per conto di SMI realizzata su una novantina di aziende operanti in tutti gli stadi della filiera del tessile-abbigliamento. Le performance migliori si devono alle imprese attive a monte della filiera, che nei primi tre mesi dell’anno hanno ottenuto il +7%, confermando il trend positivo anche nel secondo trimestre, con il +3,2%, e nel periodo luglio-settembre, con il +5,8%.
Solo tra luglio e settembre le vendite in Italia sembrano aver ripreso una leggera vitalità
L’export di moda Made in Italy ha messo a segno tre trimestri assolutamente positivi al +9,9%, +10% e +8%. Risulta invece scarsa la domanda interna: negative le vendite nei primi due trimestri al -1,4% e -4,3%, mentre nel periodo luglio a settembre si è registrata una leggera ripresa con un +1%.
Nei primi sette mesi dell’anno, Germania, Francia e UK si sono confermate le prime tre destinazioni del tessile-moda italiano. Significativo il calo delle vendite dirette in Spagna (-2,9%) e l’incremento delle cessioni verso le piazze extra europee (+4,7%), con in testa USA e Svizzera (+16,6%). Infine, sempre sul fronte extra-UE, è boom di richieste dalla Cina (+18,3%) e dalla Corea del Sud (+7,3%), mentre Hong Kong frena al -0,9%.