Il nuovo Report sul Sistema Moda di Area Studi di Mediobanca rinvia il recupero italiano al 2022
Le stime di Sistema moda Italia (Smi), su dati Istat, per il periodo gennaio-ottobre 2021 indicano una crescita delle esportazioni del +19,2% a 8 miliardi, con segno positivo in tutte le categorie del segmento donna e superando lo stesso periodo del 2019 del +0,3%.
Il contributo maggiore alla crescita delle esportazioni del comparto donna è da attribuirsi ai mercati dell’Unione europea che hanno registrato un aumento medio del +18,9% in media, con un picco del 23,6% per la Francia, e della Cina, con un export a +63%.
Se sommate a quelle verso Hong Kong, salite del +18,9%, le esportazioni verso la Cina, nel periodo gennaio-ottobre 2021, sfiorano il miliardo di euro e sono seconde solo a quelle verso la Francia.
Il ritorno a valori pre-pandemia per quanto riguarda il mercato interno è invece rinviato di un anno: nonostante il balzo delle vendite nel 2021, cresciute in Italia del +22%, secondo la stima fatta dall’Area Studi di Mediobanca, il ritorno ai livelli pre-crisi potrà arrivare solo nel 2022. Bisogna ricordare che, per quanto l’Italia abbia il maggior numero di brand nella classifica dei big europei del settore (sette su trenta), a livello di fatturato aggregato a dominare è la Francia, con il 38% dei ricavi del settore del Vecchio Continente, rispetto al 5% del Made in Italy, che si colloca dietro anche a Germania (14%), Spagna e Regno Unito (10%).
Le 134 grandi aziende italiane della moda hanno chiuso il 2020 con 49,8 miliardi di fatturato aggregato (-22,8%), a causa soprattutto della frenata del tessile (-34,6%), e 15.400 addetti in meno su una forza lavoro totale di 265 mila unità.
Prada, numero uno per l’Italia con 2,4 miliardi di ricavi, si è collocata al 38° posto della classifica mondiale. A livello di redditività Hermès è prima con un margine operativo al 32,2% delle vendite, ma subito dopo la divisione fashion di Lvmh (30,5%), c’è l’italiana Moncler (25,6%).