È stato pubblicato il rapporto dell’Area Studi di Mediobanca sulle aziende della moda italiana ed il settore conferma di essere uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana: nel 2017 si è rafforzato il trend di crescita degli ultimi anni con l’industria che ha raggiunto un fatturato aggregato pari a 70,4 miliardi, in aumento del +4,5% rispetto all’anno precedente. Se confrontato con i dati del 2013, l’incremento vale addirittura il +28,9%.
La crescita media annua del fatturato nel periodo 2013-2017 premia le aziende italiane: con Valentino che cresce del +22,2% e Moncler del +19,7% che sono rispettivamente seconda e quarta nella classifica dominata dalla danese Pandora a +26,1%. A livello europeo, i grandi gruppi della moda hanno registrato nel 2017 ricavi aggregati per 226,2 miliardi, in crescita del +33% sul 2013. Nonostante l’Italia sia il Paese più rappresentato a livello numerico con la presenza di 15 delle sue grandi aziende nel settore, è la Francia, con il 30,3% dei ricavi aggregati, ad aggiudicarsi il primato per giro d’affari.
Il rapporto mette in evidenza come già nel 2017 quasi la metà della moda italiana fosse ‘straniera’
Tra i gruppi principali, il gigante francese Lvmh si conferma leader assoluto per dimensioni, con 42,6 miliardi, inseguito dal gruppo spagnolo Inditex (società che controlla Zara) con 25,3 miliardi. Terza in classifica la società tedesca Adidas con 21,2 miliardi, quarta la svedese H&M a 20,3 miliardi, seguita dalla francese Kering, proprietario, fra gli altri, di Gucci e Bottega Veneta (15,5 mld). Luxottica con i suoi 9,2 miliardi è il primo tra gli operatori italiani e si posiziona al settimo posto, mentre il gruppo Prada con 3,1 miliardi è in classifica al quattordicesimo posto.
Dal rapporto annuale dell’Area studi di Mediobanca emerge che ben il 40% delle principali società della moda italiana si trovava in realtà in mani straniere, tenendo conto che i dati si riferiscono al 2017 e che da allora ben altre e ‘pesanti’ acquisizioni sono state portate a termine. Delle 163 imprese del settore con fatturato superiore a 100 milioni, 66 sono a controllo straniero: in particolare, 26 sono in mano ai francesi e sei ciascuna a Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera.