Uno studio su 25mila indirizzi internet dice che è calato l’interesse per i messaggi sulla moda .
Anche gli influencer piangono: parafrasando la serie televisiva celebre qualche decennio fa, si potrebbe così fotografare l’esito dello studio condotto da Dmr Group, società da oltre vent’anni specializzata nel monitoraggio e analisi media per i mercati del lusso. Questa ‘strana’ categoria di comunicatori del web continua a pagare lo scotto della paralisi commerciale anche dopo la fase più dura della pandemia. Infatti, dopo aver analizzato il periodo tra febbraio e maggio 2020 per capire quali effetti avesse avuto il lockdown sulle collaborazioni dei brand con gli influencer, la Dmr ha voluto aggiornare la ricerca, aggiungendo i risultati da giugno ad agosto, per comprendere se le strategie dei grandi brand del lusso stiano o meno funzionando. Prendendo in esame un gruppo di oltre 25mila social account selezionati e rilevanti per moda, lusso e cosmetica, e monitorando gli hashtag e le parole chiave che identificano i contenuti sponsorizzati, è emerso che nel periodo da febbraio ad agosto i messaggi sponsorizzati hanno avuto un calo medio del -42%. Altrettanto il tasso di interazione generato tra il pubblico e il numero di utenti raggiunti sono diminuiti rispettivamente del -54% e -55%. A febbraio si registravano 1.045 contenuti sponsorizzati totali, mentre ad agosto sono stati solo 699 (-33%).
Declinando l’analisi per settore, la moda ha sofferto, in media, la più alta riduzione di contenuti sponsorizzati (-49% ad agosto rispetto a febbraio), seguita da gioielli e orologi e dalla cosmetica. È da dire che, in generale, alcuni picchi sono comunque stati raggiunti sulla base di nuove collaborazioni da parte di alcuni marchi con personaggi di primo piano del mondo dello sport e dello spettacolo.
Positivi risultati anche per alcune specifiche iniziative mirate di nomi più famosi del mondo degli influencer: per l’Italia, l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni e sua sorella Valentina. Ma in generale lo studio Dmr dimostra che i grandi brand dovranno per il futuro rivedere le proprie strategie di presenza sul web adeguandole alle nuove esigenze del pubblico più giovane.