Nemmeno il tempo di archiviare Pitti Uomo ed ecco che Firenze propone Pitti Bimbo, il salone interazionale della moda per bambino. Un settore quello del childrenswear in continua espansione: secondo i dati elaborati da Sistema Moda Italia nel 2017 ha segnato una crescita del +3,6%, con un fatturato che è salito a 2,8 miliardi di euro e l’export di comparto stimato in aumento del +5,9%, per circa 1,1 miliardi di euro.
Ma a Pitti Bimbo, giunto alla 87ima edizione, due marchi su tre sono stranieri: delle 572 collezioni, ben 351 sono provenienti dall’estero a dimostrazione delle difficoltà dell’industria italiana della moda junior, stretta tra le piccole dimensioni delle aziende produttrici e i cambiamenti del mercato interno. Questo è di per sé ancora molto debole e presenta oggi anche il problema legato alla drastica riduzione dei negozi multimarca a all’avvento delle catene. A ‘salvare’ le aziende italiane è ancora una volta l’export che attualmente ‘pesa’ per il 38,5% del fatturato complessivo.
Un tema ricorrente è quello della tutela ambientale e della sostenibilità delle produzioni
L’invasione di marchi stranieri rende ancora più internazionale una fiera come Pitti Bimbo per la quale sono attesi non meno di 10mila visitatori.
Volendo individuare una tendenza per l’edizione 2018 di Pitti Bimbo, è obbligatorio parlare di natura e ambiente che sono sempre più importanti per la moda dell’infanzia. Quest’anno a Firenza viene lanciata la “Charta Smeralda”, i dieci comandamenti per la tutela degli oceani promossa dalla One Ocean Foundation dello Yacht Club Costa Smeralda di cui è vicepresidente Riccardo Bonadeo. Una piattaforma di tutela dell’ambiente che certo si occuperà di insegnare le buone regole del mare fin dall’infanzia. In generale poi tutte le collezioni garantiscono eticità di produzione e materie prime controllate, voglia di materiali sostenibili.