La sfida dei prossimi cinque anni per la moda italiana è rafforzare la filiera: lo dice Claudio Marenzi, alla guida di Confindustria Moda, facendo il quadro delle prospettive per un settore che “sta bene”.
«La crescita del primo semestre – spiega Marenzi – è stata di quasi due punti percentuali, in linea con le stime che vogliono il fatturato del settore in aumento nell’anno del +1,8%. È sempre l’export a trainare con un +1,7% da gennaio ad aprile. E se i consumi interni ancora sono deboli, si prevede che entro l’anno dovrebbero recuperare fino a stabilizzarsi».
Marenzi è anche ottimista per quanto riguarda l’italianità dei grandi marchi della moda: «Il ‘pericolo’ di diventare stranieri non lo vedo – sottolinea – Non sono tra quelli che pensa che le acquisizioni fatte da grandi gruppi siano un rischio. Anzi, certe operazioni hanno avuto l’esito positivo di messa in sicurezza di posti di lavoro. I capitali possono essere francesi, tedesco o arabi, ma se la produzione e la creatività restano italiane, va bene».
Il mercato online cresce disordinatamente e richiede la potenza finanziaria dei grandi gruppi
Meno ottimista appare il vertice di Confindustria Moda circa l’e-commerce che cresce, ma sostanzialmente come ricerca del miglior prezzo al ribasso. Questo vuol dire che favoriti sono i grandi gruppi, con risorse sufficienti, come i francesi di Lvmh o Kering, che in Italia mancano.
Di una cosa Marenzi sembra certo: la sfida dei prossimi cinque anni si gioca tutta sulla filiera: «Il settore deve averne consapevolezza. Le aziende che stanno ‘a valle’, cioè la distribuzione e i grandi marchi, devono capire l’importanza del ‘monte’, intendendo i fornitori e i produttori di semilavorati. Se perdiamo questa filiera, perdiamo l’unicità del Made in Italy».