Il primo degli “Appuntamenti con l’ingegno” promosso dall’università Luiss di Roma insieme al Comitato Leonardo è stato dedicato al mondo della moda, e ai suoi protagonisti, come settore che è da traino all’intero Made in Italy. Erano presenti il Ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, i vertici dell’università, guidati dalla presidente Emma Marcegaglia e dal rettore Paola Severino, e la Presidente del Comitato Leonardo, Luisa Todini. «L’idea di una serie di convegni dedicati allo studio dei modelli vincenti del Made in Italy – ha spiegato Paola Severini – nasce da due spunti culturali: il confronto con le più importanti università internazionali e l’analisi dei modelli di governance che rendono attraente il sistema Italia».
«Possiamo vincere – ha esordito il Ministro Calenda – solo con un concetto di qualità che vada oltre il prodotto e che preveda anche la tracciabilità di tutta la filiera e dell’ambiente culturale dove nasce. Oggi il punto debole della moda è la mancanza di coordinamento e del fare sistema e noi abbiamo lavorato molto nel costruire un tavolo della moda integrato. Occorre avere un raccordo a livello di Paese».
In prima fila: la tutela del marchio e la lotta alla contraffazione
«La genialità che sempre ha contraddistinto le aziende del Sistema Italia – ha sostenuto Emma Marcegaglia – da sola non basta più. Oggi più che mai è cruciale valorizzare la creatività d’impresa. Abbiamo ancora un potenziale altissimo, ma il Made in Italy ha bisogno di scelte coraggiose e di nuove traiettorie da seguire per competere negli scenari globali».
«Siamo il terzo esportatore mondiale di tessile e abbigliamento, con un valore dell’export di quasi 30 miliardi euro – ha concluso Luisa Todini – Le aziende del settore sono circa 47mila, gli occupati oltre 400.000 e l’indotto quasi 53 miliardi euro. Tuttavia, molte sono ancora le sfide che si pongono per il futuro. Innanzitutto la tutela del marchio e la lotta alla contraffazione, principalmente in quei mercati in cui gli standard di tutela della proprietà industriale sono molto bassi».