Con 98 miliardi di export l’anno, il sistema Italia sconta più di altri la crisi internazionale

Firenze ha ospitato, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il convegno internazionale “Future For Fashion” promosso da Confindustria Firenze, Centro di Firenze per la Moda Italiana e Comune di Firenze: una due giorni di conversazioni, dibattiti e tavole rotonde sul tema del futuro della moda come espressione culturale, industriale e sociale.
Ma, giustamente, i molti interventi non hanno potuto evitare, guardando al domani, di fare i conti con l’oggi e con il tragico vento di guerra che soffia dall’est. L’export italiano del comparto moda verso il mercato russo e ucraino ha complessivamente un valore modesto, inferiore ad appena 2 dei 98 miliardi totali. Eppure, dopo il crollo del 2020, i segnali erano di una forte ripresa con un trend del +17,8% in Russia e del +23.3% in Ucraina.
«Fra le sette associazioni che sono confederate in Confindustria Moda – sottolinea il presidente dell’associazione Cirillo Marcolinalcune sono colpite più duramente di altre: ovviamente il calzaturiero in primo luogo, ma anche il tessile e la pelletteria, per i quali sono state avviate contrattazioni con il Ministero del lavoro e con i sindacati per poter accedere a sussidi e ad una cassa integrazione agevolata come quella per il Covid».

Marcolin ha ricordato che c’è un mondo che ruota attorno ai due due Paesi in guerra, un’area che risente direttamente del conflitto: «La Polonia, ad esempio, pesa per il 2,1% dell’export del nostro settore, segnando nel 2021 una dinamica ripresa del +35% rispetto al 2020, superando anche i numeri pre pandemia. Anche la Romania è un mercato di rilievo, che vale il 2% dell’export del Tma e ha segnato lo scorso anno una ripresa positiva del +12,1%.
Questi mercati giocano un ruolo particolarmente strategico per il settore della concia, per cui la Romania è il secondo Paese per valore di export e la Polonia il nono. Ma anche il calzaturiero e la pelletteria avevano registrato importanti rialzi di export nel 2021 verso la Polonia, mentre l’oreficeria e il tessile li avevano registrati verso la Romania».