Per micro e piccole imprese conteranno soprattutto la qualità, l’innovazione e gli investimenti .
Con oltre 472 mila addetti nei settori del tessile, abbigliamento e pelli, l’Italia è il primo Paese dell’Unione europea a 27. La sua struttura imprenditoriale si fonda sulle micro e piccole imprese, diffuse sul territorio e, in particolare, il quadrilatero italiano della Moda che comprende Toscana, Marche, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia supera del 25,6% l’occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme.
I dati sono il prodotto di una analisi di Confartigianato, ripresa nel report settoriale di Cassa Depositi e Prestiti, EY e Luiss Business School. Alcuni dati del lavoro sono stati anticipati da Fabio Pietrella, presidente di Confartigianato Moda: nel report si evidenzia come, verso la fine dell’estate, prima dell’ondata autunnale di contagi a livello mondiale, il settore della Moda ha registrato i primi segnali di ripresa: ad agosto 2020 il calo tendenziale della produzione è stato quasi completamente assorbito, e gli ordinativi segnano un aumento del +12,9%, superiore alla crescita del +6,1% della media del manifatturiero.
Rimangono pesanti gli effetti della crisi Covid-19 sulle imprese del settore che, nei primi 8 mesi del 2020, registrano un calo del fatturato del -25,9%, quasi dieci punti più ampia del -16,1% della media del manifatturiero. La ripresa sarà trainata dagli investimenti, accelerata dagli interventi di policy nazionali ed europei, interessando in pieno le MPI della Moda, le quali generano un flusso di investimenti di 1.108 milioni di euro all’anno. Altri punti di forza su cui il settore farà leva nella complessa fase di recupero sono la crescente qualità del Made in Italy, con il valore intrinseco delle esportazioni che cresce del +6,2% a fronte di un aumento del +1,2% dei prezzi, e la capacità di innovare, con il +46,8% delle imprese del settore che svolgono attività innovative e l’orientamento green.