Alla recente sesta edizione del ‘Luxury Summit’, nella sede milanese del Sole 24 Ore, è emerso che i grandi marchi italiani guardano con grande attenzione al futuro del lusso in Cina. «Conosco la Cina da 25 anni – dice Brunello Cucinelli, presidente e amministratore delegato di Cucinelli – e fino a poco tempo fa avevo delle riserve, mentre ora sono molto positivo perché il paese ha raggiunto la stabilità e continuerà a crescere».
La Cina è un mercato fondamentale anche per Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato di Moncler, che considera tutta l’Asia un mercato su cui investire: «Noi abbiamo cercato di diversificare i mercati. La Cina rappresenta il 50% del nostro fatturato in Asia e bisogna starle molto vicini. I cinesi vogliono dei marchi forti, il consumatore è molto veloce e cambia idea molto velocemente. Credo anche che bisogna essere in Asia più che in Cina: ci sono mercati molto interessanti a Hong Kong, a Macao, in Korea e in Giappone.
Lapo Elkann, presidente di Italia Independent Group, quotato in borsa dal giugno dell’anno scorso, tiene i toni più bassi e sottolinea che «la Cina è un paese con tante prospettive e tante possibilità che bisogna capire, ma senza vederlo come il Mirador, cioè come il monte d’oro. È un paese complesso con tante difficoltà. Ci sono difficoltà sia da un punto di vista di costruire un business, ma anche difficoltà di tanti altri tipi».
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