Nemmeno nel mondo del lusso tutto luccica come l’oro. Nel nostro Paese, i gruppi del lusso e della moda quotati in Borsa mostrano per i primi nove mesi del 2016 un giro d’affari che, in generale, è in crescita, ma non per tutti: a fare purtroppo eccezione sono nomi importanti quali Salvatore Ferragamo, Tod’s, Basicnet, Giorgio Fedon, Zucchi.
Luxottica è solidamente in vetta alla classifica dei gruppi italiani con un fatturo in crescita che è arrivato nel periodo a 6 miliardi e 822 milioni di euro, con un +1,8% rispetto allo scorso anno e con un importante l’incremento delle vendite sia nei mercati internazionali, pari al +10,3%, sia nel mercato italiano, pari a +7,3%. Crescita dei ricavi del +12,8% anche per Yoox Nap che arriva così a superare i 1.332 milioni di euro e segno positivo anche per Geox con ricavi consolidati di 739 milioni ed un incremento del +4,3%. Infine, bene Moncler che chiude i primi nove mesi dell’anno con ricavi consolidati pari a 639,3 milioni al +14%, e performance positive in tutte le aree geografiche in cui il gruppo opera, così come in crescita è il gruppo Aeffe, proprietario di Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino, Pollini, Jeremy Scott e Cédric Charlier, che ha chiuso i primi nove mesi del 2016 con ricavi consolidati pari a 213 milioni di euro.
Ci sono anche segni meno nei bilanci della moda italiana
Ma ci sono anche battute d’arresto ben poco rassicuranti nel mondo del lusso italiano. A cominciare da Salvatore Ferragamo, che chiude i primi nove mesi dell’anno con ricavi si attestano a 1 miliardo e 14 milioni in calo del -0,7% rispetto al 2015, ed un utile netto di 110 milioni di euro in calo del -3%.
Segno negativo per il Gruppo Tod’s, che comprende i marchi Tod’s, Hogan, Fay e Roger Vivier, che con un fatturato a 757,7 milioni cala del -3,7%. Scende anche Safilo del 2,2% con vendite nette per 939,1 milioni. Per Zucchi il fatturato consolidato al 30 settembre 2016 è stato pari a 56,8 milioni di euro registrando un decremento del -14,9% ed un leggero calo colpisce anche Giorgio Fedon che lima il giro d’affari dai 53,4 milioni dei nove mesi del 2015 ai 52,2 attuali. Infine sono in contrazione anche le vendite di Basicnet, la società che opera attraverso un network di licenziatari: 556 milioni di euro nei primi nove mesi dell’anno rispetto ai 570 milioni al 30 settembre 2015.