Il rapporto “The State of Fashion 2017” dimostra che, se l’industria del fashion fosse uno stato nazionale, sarebbe la settima economia del mondo, considerando che il valore prodotto a livello globale è di 2,4 trilioni di dollari. Per il 2017 la previsione è che i ricavi cresceranno ancora del 2,5-3,5%. Al tempo stesso, come dice Antonio Achille, senior partner della società internazionale di consulenza manageriale e strategica McKinsey: «Il ciclo della moda sta vivendo cambiamenti epocali e stiamo assistendo a importanti progressi tecnologici in grado di trasformare l’intero settore».
Lo dimostra il progetto Data Dress, un’applicazione che ha alle spalle due colossi come Google e H&M e che si basa su due concetti: connessione e personalizzazione, cioè la possibilità di creare uno stile ‘su misura’, nel senso dell’unicità di uno stile ‘cucito addosso’ alle abitudini personali. Basta qualche click sullo smartphone per raggiungere il risultato desiderato.
Non solo gadget che fanno immagine: c’è il calzino che ci fa l’elettrocardiogramma
La moda, per raggiungere un pubblico giovane affascinato dai circuiti elettronici di uno smartwatch più che dai complessi ingranaggi di un orologio, deve innovarsi e la tecnologia permette alle aziende, alle case di moda e alle molte start up che si stanno affacciando nel settore, di creare tessuti tech, prodotti con componenti micro elettroniche.
Il settore del wearable è in grande crescita in Italia e nel mondo, con prodotti ormai ampiamente diffusi e legati a brand forti e riconoscibili, dall’Apple Watch agli occhiali di Snapchat. Le possibilità però sono pressoché infinite: già oggi un genitore può acquistare calzini che monitorano il battito cardiaco e il sonno del proprio neonato e inviano le informazioni in tempo reale sullo smartphone. Lo sportivo sceglierà invece tra le calze quelle che registrano i dati biometrici durante una corsa.