“Traceability for the sustainability of the wool the example of mohair anda recycled textilea”: questo il titolo del convegno internazionale organizzato a “Pitti Filati” da Confindustria Toscana Nord e da Textile Exchange, Mohair South Africa e Icea, sulla tracciabilità della lana, in particolare il mohair prodotto in Sud Africa e molto usato dalle imprese di filato italiane.
«La sostenibilità nel sistema moda – ha detto Andrea Cavicchi, presidente di Confindustria Toscana Nord – deve essere sempre più legata alla tracciabilità del prodotto e del processo produttivo. Il tema si affronta solo attraverso l’impegno corale di tutti i soggetti coinvolti, affinché gli strumenti di certificazione siano messi a punto insieme a tutte le aziende della filiera produttiva. Solo così sarà possibile garantire al mercato e ai consumatori una piena sostenibilità del prodotto e del processo produttivo». Il quadro di riferimento è quello di una popolazione mondiale che si avvicina ai 9 miliardi di persone: il che, in numeri, vuol dire che dagli anni Settanta ad oggi si è passati da 26 miliardi di tonnellate a 97 miliardi di tonnellate di abiti nelle discariche del mondo, con un inquinamento altissimo.
Il primo gennaio 2025 entra in vigore la direttiva europea che impone la raccolta differenziata dei vestiti
«I prodotti tessili aumentano con la crescita demografica – sostiene Paolo Foglia, textile certification Manager di ICEA – e cresce anche il numero di vestiti venduti: da 50 miliardi nel 2000 a 100 miliardi nel 2015. Tutto si butta via velocemente, generando una grande massa di rifiuti tessili. Il riciclo è ancora una segmento di nicchia con costi alti, il 73% degli scarti tessili va direttamente in discarica».
Ad aprile 2018 è stata varata una direttiva europea che impone entro il 1 gennaio 2025 l’istituzione della raccolta differenziata per i rifiuti tessili. Tra 5 anni tutto cambierà e bisogna attrezzarsi perché il mondo sta cambiando e i giovani sono molto sensibili alla sostenibilità.