La moda italiana chiuderà il 2015 con un fatturato in aumento del +1,1% su base annua. E, malgrado la crisi greca e quella russa, e malgrado la preoccupazione per la minaccia terrorista, c’è un moderato ottimismo per il 2016 quando l’aumento potrebbe arrivare ad un +2,2% nel primo semestre.
«Non intendiamo restare a guardare – attacca il Presidente di Sistema Moda Italia, Claudio Marenzi – il nostro obiettivo è rafforzare l’intera filiera produttiva, una ricchezza che solo l’Italia oggi può vantare, dalle aziende che si occupano di filatura e tessitura fino al capo d’abbigliamento pronto per la vetrina. Con un occhio di riguardo per le più piccole realtà imprenditoriali, fondamentali per il successo della moda veramente Made in Italy».
Due le iniziative chiave: innanzitutto la piattaforma di reverse factoring, frutto di un accordo con Unicredit. In pratica il miglior rating di credito di griffe e grandi marchi diventa un vantaggio anche per i loro fornitori strategici. Nella prossima primavera poi partirà il progetto Reshoring, che scavalca i confini per aiutare le aziende a riportare in Italia le produzioni da tempo delocalizzate nell’Est Europa o addirittura in Estremo Oriente. Produzioni che non sono più così convenienti come in passato.