Federmoda, in collaborazione con Confcommercio Imprese per l’Italia, ha lanciato la campagna “Sos Etichettatura”, un progetto nato dopo le numerose segnalazioni di sanzioni per i commercianti, a seguito dei controlli sull’applicazione del Regolamento Ue n. 1.007/2011 entrato in vigore in Italia il 4 maggio 2012. «Abbiamo deciso di intervenire – spiega il presidente di Federmoda Italia, Renato Borghi – perché orientarsi nella giungla dei regolamenti e delle direttive europee è sempre più difficile. E dato che per i commercianti, oltre alle sanzioni è previsto anche il sequestro della merce, abbiamo pensato prima di tutto di aiutarli a conoscere i termini della legge».
Nasce così un vero e proprio kit comprende un manuale con nozioni pratiche sui dettami della legge, come l’obbligo di indicare in tutte le lingue, compreso l’italiano, la composizione e le istruzioni dei tessuti, l’indicazione della presenza di eventuali inserti di origine animale, come bottoni in corno o piume d’oca e la specifica di tutte le fibre presenti. C’è poi un modello di lettera preparata dai legali dell’associazione per la segnalazione, alle aziende produttrici, di eventuali difformità riscontrate e un timbro utile per le copie commissioni.
«Naturalmente – sottolinea Borghi – la direttiva tiene conto anche di quella che è ormai una scuola di pensiero di tutta l’Unione europea, vale a dire la tutela dell’interesse del consumatore».
Sos etichettatura: l’iva al 22% colpisce duramente il comparto
Oltre al materiale per chiarire le regole sull’etichettatura dei prodotti tessili, Federmoda ha messo in calendario anche una serie di workshop formativi da svolgere in tutto il territorio nazionale per approfondire gli aspetti delle responsabilità per gli operatori commerciali. E infine è stata predisposta sul sito federmodaitalia.it una “white list” di imprese produttrici e distributrici virtuose che operano già nel rispetto della normativa vigente.
Per Borghi si tratta di un provvedimento necessario per sostenere concretamente un settore tra i più penalizzati dalla crisi e più che mai in difficoltà dopo l’aumento dell’aliquota Iva al 22%. «La maggioranza degli imprenditori – avverte il presidente di Federmoda – ha deciso di non procedere all’aumento almeno per gli ultimi tre mesi dell’anno, per non infierire sui consumi già estremamente deboli».
Tuttavia la decisione si traduce in un ulteriore riduzione del margine di guadagno per le imprese: «Noi – conclude il presidente di Federmoda Italia – pensiamo che aumentare l’Iva sia stata un’iniziativa sciagurata che sottrae un miliardo di euro alle famiglie italiane. Un macigno che peserà sulle imprese che ormai sono sfinite, ma soprattutto su coloro che già oggi hanno difficoltà a vivere in questo Paese».