L’86esima edizione di “Micam Milano” ha acceso i riflettori della fiera a Rho illuminando un panorama che però non nasconde molte ombre per il comparto. Nei primi sei mesi dell’anno, il comparto calzaturiero nazionale ha perso 81 aziende, lasciando a casa quasi 600 lavoratori.
I dati elaborati da Confindustria moda non sono del tutto negativi, perché a una riduzione delle quantità (-1,2%) si contrappone un analogo aumento del valore e perché le vendite estere mostrano un incremento del +3,2% grazie a Francia (+8% in valore) e Svizzera (+17%), prime due destinazioni dell’export di scarpe italiane. E se la Russia appare in sofferenza (-9%) e il Giappone ha ridotto quasi del -10% le importazioni, ci sono aree dove i calzaturieri continuano a vendere con successo, dalla Cina (+23%, ma Hong Kong è in calo) alla Corea (+11%) e perfino il Regno Unito (+6,4%).
Sarà per il mondo della moda l’occasione del primo confronto con il Governo
Al Micam ci sono 1.396 espositori, di cui 778 italiani e 618 esteri, e tra questi alcuni rilevanti ritorni o new entry di brand come Fratelli Rossetti, Moreschi, Cerruti 1881, Ferré collezioni e Alv by Alviero Martini.
Resta il fatto che in dieci anni l’occupazione settoriale si è dimezzata, da 150 a 76 mila addetti: «Non siamo più competitivi» sostiene Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici, puntando l’indice contro il costo del lavoro ed auspicando l’abbattimento del cuneo fiscale. Richiesta che sarà posta direttamente al Ministro dello sviluppo economico e del lavoro, Luigi Di Maio, che in occasione del Micam si trova per la prima volta a confronto diretto con il mondo della moda. Dopo aver ottenuto dal suo predecessore Carlo Calenda la defiscalizzazione dei campionari e le modifiche per la cassa integrazione, ora gli imprenditori si attendono dal nuovo governo un deciso sostegno alle attività manifatturiere.