La prima edizione della Settimana della moda dell’Arabia Saudita, che doveva tenersi dal 26 al 31 marzo, è slittata in avanti e si terrà dal 10 al 15 aprile all’hotel Ritz Carlton. La repentina decisione, assunta ad appena tre giorni dalla date dell’originaria apertura, è stata assunta dalla Camera della moda araba.
La giustificazione addotta è stata ufficialmente che “dato l’importante momento storico del Regno saudita, la Camera e gli stilisti hanno deciso insieme di posticipare le date per accogliere ospiti da tutto il mondo. E questo si poteva fare solo con un po’ di tempo in più”. In realtà non si possono escludere resistenze interne tra i più conservatori nel regime, che si oppongono alle recenti spinte verso la modernizzazione del Paese avviata dall’erede al trono Mohammed bin Salman. Oltre alla riapertura di cinema e concerti e al decreto per permettere alle donne di guidare, di aprire attività imprenditoriali e di assistere a eventi sportivi dal vivo, sembra affacciarsi anche una certa apertura per le regole di vestiario imposte alle donne. Lo stesso erede avrebbe dichiarato che: «le leggi sono molto chiare e in accordo con la sharia: le donne possono vestire in modo decente e rispettoso, come gli uomini».
Ovvio il grande interesse delle grandi aziende per il ricco e vasto mercato mediorientale
In questo spirito risulta confermato il programma originario della Settimana della moda di Riad con sfilate di ready-to-wear da marchi di tutto il mondo tra cui Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libano, Stati Uniti e Arabia Saudita. La Camera della moda araba, fondata nel 2014 in rappresentanza di 22 paesi, ogni anno organizza anche una Settimana della moda a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Le aziende internazionali sono interessate a sfruttare l’occasione per entrare nel mercato della moda mediorientale, come mostra anche la recente attenzione di alcuni marchi – come Nike, Uniqlo, Dolce & Gabbana e H&M – nel proporre capi per donne musulmane, velo compreso.