Giovani, ricerca e innovazione, razionalizzazione delle dimensioni aziendali. E poi: qualità a marchio, macchina pubblica leggera ed efficiente e rafforzamento delle filiere. Sono queste le principali linee guida da seguire per dare un futuro di certezze all’agroalimentare veneto. Lo ha affermato l’assessore regionale alle politiche del settore primario, intervenendo all’appuntamento promosso da Veneto Agricoltura per fornire le prime stime sull’andamento produttivo della passata annata agraria.
Un rapporto, quello presentato nella sede di Veneto Agricoltura a Legnaro, in provincia di Padova, che è caratterizzato da numeri che disegnano un panorama con luci ed ombre. In generale però emerge che venbgono confermati i tradizionali punti di forza di una Regione che ha nell’agricoltura e nell’agroalimentare un sistema economico capace di creare reddito e lavoro, nonostante la crisi mondiale ancora in atto e la siccità che ha pesantemente colpito alcune produzioni lo scorso anno. Nonostante le inclemenze meteo dell’annata 2012, infatti, il sistema produttivo regionale ha ribadito le proprie posizioni da primato acquisite nel mercato globale.
Numeri che non possono per altro far guardare al futuro senza una certa preoccupazione, come ha sottolineato nel suo intervento l’assessore regionale.
Agricoltura veneta: la ricetta verso il 2020
«A tutt’oggi – ha ricordato l’assessore regionale alle politiche del settore primario, intervenendo all’appuntamento promosso da Veneto Agricoltura per fornire le prime stime sull’andamento produttivo della passata annata agraria – la capacità di reddito delle imprese è fortemente condizionata dalle politiche e dal sostegno economico comunitario, che è destinato a diminuire. È da dire però che tutto lascia pensare che la definizione di una nuova programmazione europea slitterà e avremo dunque davanti a noi ancora un anno di transizione. Rispetto a tutto questo abbiamo un obiettivo di medio-lungo termine da raggiungere: fissare i paletti che consentano alle imprese venete di essere autosufficienti e autonome dal 2020.
Questo richiede una struttura pubblica sempre più efficiente e a fianco degli imprenditori, una ulteriore razionalizzazione totale delle scarse risorse, una ricerca capace di tradursi nei tempi più brevi in applicazioni pratiche, iniezioni di innovazioni a tutti i livelli, consolidamento e valorizzazione della qualità e delle tipicità, ma soprattutto un diverso modo di essere e fare gli imprenditori attraverso un cambio generazionale più accentuato e una razionalizzazione delle dimensioni aziendali, accompagnando il processo da anni in atto che vede diminuire il numero delle aziende e ampliarsi la maglia poderali. Piccolo può essere bello se le dimensioni minime consentono di non dover dipendere da aiuti esterni, che saranno in calo a tutti i livelli. E’ un discorso – ha concluso l’assessore – che vale anche per avversità meteorologiche, per le quali il ricorso all’assicurazione va considerata una azione imprenditoriale ordinaria».