La Commissione europea ha presentato gli indirizzi per il Green Deal dell’agricoltura di domani .
Riduzione del 50% dell’uso dei fitorfarmaci in agricoltura e del 20% dei fertilizzanti, entro il 2030. Taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti e l’acquacoltura ed incremento del 25% delle superfici coltivate a biologico, oltre all’ulteriore estensione dell’etichetta d’origine sugli alimenti.
Sono alcuni dei principali obiettivi della strategia sulla sostenibilità presentata dalla Commissione europea, con le due comunicazioni su biodiversità e “Farm to Fork” che definiscono il ruolo dell’agroalimentare nell’ambito del Green Deal europeo. Bruxelles punta a raggiungere una quota di almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette, e a trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità.
In particolare sull’estensione dell’obbligo di etichette con l’indicazione dell’origine degli alimenti è intervenuto un comunicato di Coldiretti che sottolinea che si tratta di “una vittoria per 1,1 milioni di cittadini europei che hanno firmato l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) ‘Eat original! Unmask your food’ promossa dalla Coldiretti, da Campagna Amica ed altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea”.
«L’etichetta di origine degli alimenti – sottolinea il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – risponde alle aspettative della stragrande maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo per contrastare un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi, che solo all’Italia costa oltre 100 miliardi di euro all’anno nel mondo».
Sottolinea ancora Coldiretti che l’Italia è anche campione di biodiversità in Europa dove l’obiettivo della Commissione di piantare 3 miliardi di alberi deve essere coerente con la salvaguardia del patrimonio attuale in una situazione in cui è andata persa in Italia una pianta da frutto su tre negli ultimi quindici anni per la mancanza di un adeguato riconoscimento economico agli agricoltori per mele, pere, pesche, arance, albicocche e frutti minori.
Incoerente, scrive ancora Coldiretti, è anche la scelta a favore del bollino NutriScore che rischia di promuovere i prodotti industriali delle multinazionali con indicazioni allarmistiche, fuorvianti, discriminatorie ed incomplete che favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
Infine Prandini lamenta che: «nonostante lo stralcio dal testo finale del documento di considerazioni che miravano a ridurre i consumi e la produzione di carne, permane la preoccupazione per le misure che, direttamente o indirettamente, rischiano di compromettere la sostenibilità economica del settore, attraverso affermazioni false e strumentali sull’attività di allevamento e sul consumo di prodotti di origine animale che in modo equilibrato sono una componente essenziale della dieta oltre a fare parte della cultura alimentare italiana ed europea».