Confronto europeo online perché la futura strategia agroalimentare sia un’opportunità per tutti .
No ad un approccio ideologico ma un impegno comune per un settore zootecnico sempre più sostenibile nell’applicazione della strategia “Farm to fork” destinata a orientare le politiche agroalimentari comunitarie nei prossimi decenni.
Questo quanto emerso dal dibattito online “Alimentazione e allevamento: chi decide il futuro per l’Europa?”, promosso da Eunews in collaborazione con “Carni Sostenibili”, l’associazione senza scopo di lucro che rappresenta tutte le filiere produttive dedicate alla lavorazione e trasformazione della carne italiana, e con “European Livestock Voice”, gruppo multi-stakeholder di partner UE che rappresentano settori che vanno dalla salute animale all’alimentazione, dall’allevamento e zootecnia agli agricoltori.
«Credo che la strategia Farm to Fork proposta dalla Commissione per le filiere agroalimentari sia di alto valore per un coinvolgimento efficace sia dei consumatori sia degli operatori» ha detto l’europarlamentare della Südtiroler Volkspartei. Herbert Dorfmann.
Gli ha fatto eco Jytte Guteland, deputata europea Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici: «Credo che dobbiamo mangiare meno carne e comunque che dobbiamo avere tecniche di produzione migliori con incentivi per quelli che trasformano la loro produzione in chiave sostenibile». Per Carni Sostenibili è intervenuto il rappresentante italiano dell’associazione, Luigi Scordamaglia.
Luigi Scordamaglia
presidente Assocarni
Una straordinaria opportunità, ma anche un rischio, e cioè che questa transizione verde non sia guidata da un approccio obiettivo e razionale, basato su numeri e dati, bensì sia condizionata da approcci ideologici o peggio ancora strumentali e questo trasformerebbe un’opportunità in una sconfitta per i produttori ma anche per i consumatori europei.
I risultati di sostenibilità raggiunti in Italia derivano dall’essere il secondo Paese al mondo nell’uso dei robot e nell’automazione del settore alimentare. Siamo l’ottava economia al mondo per Pil, ma solo la terzultima per emissioni di Co2, per quanto poco ne emettiamo.