Nei primi nove mesi del 2014 l’export complessivo dal Veneto verso la Russia, dopo le misure protezionistiche in seguito alla tensione nei rapporti politici fra Mosca e l’Europa per la crisi Ucraina, ha subito un calo del -7,6% (nel 2013 la crescita era stata del +9,7%), ascrivibile quasi interamente ai prodotti agroalimentari. A sostenerlo Unioncamere Veneto, secondo cui, tra gennaio e settembre 2014, l’agroalimentare veneto verso la Russia ha subito una flessione del -11%, che sfiora il -30% se si considerano soltanto i prodotti alimentari soggetti ad embargo (carne di manzo, carne suina ed avicola, frutta e verdura, latte e formaggi).
A salvare parzialmente il quadro sono le esportazioni di vino ed alcolici, che fanno scendere la fetta di mercato persa dal 30% al 20%. «Ai problemi dell’embargo – commenta Fernando Zilio, Presidente di Unioncamere Veneto – ora si sono aggiunti, sicuramente causati dalla caduta del prezzo del petrolio, anche i problemi della grave crisi che sta mettendo in seria difficoltà l’economia russa per cui va considerata l’idea che quel mercato sia destinato a non tornare ai livelli precedenti alla ‘crisi ucraina’ anche se le sanzioni e le conseguenti ritorsioni dovessero rientrare. Diventa indispensabile, per i nostri produttori, ampliare il raggio d’azione del proprio mercato in modo da ridurre il più possibile i rischi di tensioni oggi più che mai presenti su tanti scacchieri mondiali».
I dati Unioncamere confermano le perdite per la crisi ucraina
Per il Presidente di Unioncamere Veneto, Fernando Zilio: «chi non fa una bella figura è l’Unione Europea che non solo non ha saputo gestire la questione degli aiuti ai produttori colpiti, ma che non sembra in grado di rappresentare una propria linea, stretta com’è tra i dettami dell’Alleanza Atlantica e le forniture energetiche russe».
Se la tendenza dei primi nove mesi del 2014 venisse confermata anche dai dati dell’ultimo trimestre, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto sull’impatto economico derivante dai divieti alle importazioni adottate da Mosca dopo le sanzioni Ue per la crisi ucraina, solo nel 2014 l’embargo russo costerà alle imprese esportatrici dell’agroalimentare veneto almeno 7,5 milioni di minori vendite, ma a rischio è l’export dell’intero comparto, che valeva oltre 90 milioni di euro nel 2013. Dall’embargo per ora sono esentate alcune categorie, in particolare vini ed alcolici: se anche questi prodotti diventassero oggetto di restrizioni commerciali le perdite per l’agroalimentare veneto potrebbero attestarsi a quasi 9 milioni di euro, che salirebbero ad oltre 10 milioni se includessimo tutti gli altri prodotti agroalimentari al momento non ricadenti nell’embargo.