«Con l’inizio del prossimo anno, tutto il mondo agroalimentare si darà appuntamento ai “tavoli di filiera” che il Ministero all’agricoltura ha in animo di organizzare e che saranno la sede del confronto dal quale scaturiranno le strategie della nostra politica agricola per i prossimi venti anni». Lo ha detto Franco Manzato, Sottosegretario al Mipaaft, nel corso dell’incontro organizzato da Confagricoltura Emilia Romagna, nella sala congressuale di Fico, il salone bolognese del cibo di eccellenza.
Le esportazioni agroalimentari italiane valgono 40 miliardi di euro, il 9% sul totale dell’economia italiana, per un settore che vede impegnate complessivamente 1,3 milioni di aziende, che danno lavoro a 3,2 milioni di persone. Numeri di cui andiamo orgogliosi, ma che non ci devono far dimenticare che l’Olanda riesce ad esportare il doppio dell’Italia. Per l’Italia, che non può raccogliere la sfida della quantità sul piano globale, la scelta non può che essere quella della distintività e della qualità, concetto che deve coinvolgere tutto il percorso di filiera.
La crescita dell’export italiano si scontra con l’arretratezza della rete informatica e delle infrastrutture
Sulla crescita delle filiere produttive ha scommesso l’agricoltura dell’Emilia Romagna utilizzando al meglio e per tempo le risorse disponibili, in qualche caso insufficienti, come per il segmento lattiero caseario. È così che in Emilia Romagna tutti i fondi messi a disposizione dall’Unione europea sono stati utilizzati, mentre in altre realtà le ridotte capacità di spesa rischiano di far tornare i fondi nelle casse della Ue.
Altro fronte che è stato sottolineato nel corso dell’incontro bolognese è quello dell’arretratezza digitale del nostro Paese e che oggi non è più sopportabile. L’esempio più lampante è quello della fatturazione elettronica obbligatoria dall’anno prossimo: come si potrà provvedere in presenza di aziende agricole in zone marginali che non sono raggiunte dalla rete?