Il CREA, il Consiglio nazionale per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell’economia agraria, ha presentato all’Expo di Milano, l’Atlante Geologico dei Vini d’Italia, edito da Giunti. L’opera è curata per la parte specificamente dedicata al vino da Attilio Scienza, dell’Università di Milano, Diego Tomasi e Federica Gaiotti, di CREA Viticoltura ed Enologia, e Federico Graziani, sommelier. Per la parte che si occupa più in particolare del suolo e del clima hanno contribuito la geologa Alessandra Giorgianni, dell’Università di Palermo, il cartografo Paolo Carnevali e l’agronomo Luigi Mariani, dell’Università di Milano.
La presentazione, alla quale hanno partecipato anche Salvatore Parlato, commissario straordinario CREA, e Ida Marandola, direttore generale CREA, si è tenuto nell’ambito dei “Giovedì della ricerca”, il ciclo di appuntamenti aperti a tutti, che il CREA organizza per sensibilizzare il grande pubblico della kermesse milanese sui temi della ricerca in agricoltura. La pubblicazione riconduce l’unicità dei nostri vini alle particolari caratteristiche pedoclimatiche dei suoli italiani. Infatti, è proprio nella terra, tra le sue lontane origini geologiche e lo stato attuale, che si celano i segreti della nostra indiscussa e irripetibile qualità enologica.
Il suolo, il clima, il vino in un Atlante della Penisola
Le eccellenze italiane sono infinite, partono dalle valle d’Aosta e dal Collio e, seguendo le tracce geologiche, attraversano l’intera penisola terminando alle estreme propaggini e alle isole minori. É per altro evidente che il suolo non basta: occorre anche abbinarvi il giusto vitigno nonché la passione tenace del viticoltore.
L’Atlante nasce dall’urgente necessità di valorizzare le risorse naturali della nostra viticoltura e rappresentate dal terroir. Intende essere uno strumento operativo per contrastare la banalizzazione del gusto ed evitare che il vino diventi una bevanda alcolica senza anima, uniforme e artificiale. Proprio per questo, secondo gli autori dell’Atlante, il modello italiano, per essere competitivo sul mercato globale, si dovrà sempre più fondare su realtà produttive fortemente legate al territorio, alternative al gusto omologato dei vini internazionali. «Si sta affermando una nuova cultura del vino – ha affermato Salvatore Parlato, commissario straordinario CREA – che ci impone di preservare gli elementi fondamentali del terroir all’insegna della sostenibilità, ovvero della salvaguardia delle risorse naturali non riproducibili, tra le quali il suolo è la più fragile. Il nostro obiettivo – ha concluso Parlato – come ricercatori e come Istituzione a servizio dell’agricoltura, deve essere quello di favorire la produzione di vini più naturali e in un ambiente più tutelato».