Sono 2.026 le startup mondiali censite come attive nell’agroalimentare, con modelli di business che propongono soprattutto soluzioni innovative per un uso più efficiente delle risorse, l’introduzione della ‘filiera corta’ o l’utilizzo di materiali naturali nella produzione. Di queste 399, quasi il 20% quindi, operano nell’agri-food, perseguono obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e economica. L’Italia è uno dei Paesi con maggior densità di startup agri-food sostenibili, preceduta solo da Israele e Spagna: questi sono i risultati della prima ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano.
Per quanto dinamica, la situazione italiana non può essere definita rosea in quanto le startup tricolori hanno una media di finanziamento di appena 300mila dollari rispetto alla media globale che è di 2,4 milioni. Per questo le nuove imprese fanno fatica a raggiungere stabilità economica e scalabilità del business. «Nel settore agroalimentare – sottolinea Alessandro Perego, direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Responsabile scientifico dell’Osservatorio – innovazione e collaborazione sono gli ingredienti chiave per sistemi più sostenibili, circolari e inclusivi, in grado di ridurre lo spreco alimentare e, più in generale, puntare alla ‘trasformazione sostenibile’ delle imprese».
La sostenibilità è il carattere distintivo delle startup in Israele, Spagna e Italia
Se si guarda alla distribuzione delle startup agri-food a livello mondiale, gli Stati Uniti prevalgono di gran lunga sugli altri Paesi, contando 790 startup, pari al 39% del campione totale di 2.026 startup. Ma focalizzando l’attenzione sui Paesi maggiormente attivi sui temi di sostenibilità agroalimentare, il quadro cambia. Nel mondo il Paese con la maggiore diffusione di startup orientate alla sostenibilità è Israele (28 startup agri-food, di cui il 64% sostenibili), che si distingue per modelli di business basati su innovazioni tecnologico-ambientali, seguito da Spagna (29 startup, di cui il 38% sostenibili) e Italia (38 startup agri-food, di cui il 37% sostenibili), con startup più attente a coniugare dimensione ambientale e sociale.