«La prossima riforma europea dell’agricoltura rischia di essere una sciagura per le attività di montagna e per le piccole imprese agricole italiane»: lo ha detto il bellunese Dario Bond, eletto alla Camera nelle liste di Forza Italia, partecipando ad un convegno a Sedico, in provincia di Belluno, con i vertici nazionali di Cia – Confederazione italiana agricoltori.
«Si delineano all’orizzonte – ha sottolineato Bond – tagli importanti per i Piani di Sviluppo Rurale. La riforma dell’agricoltura che sarà approvata dal prossimo Parlamento europeo vuole mantenere inalterato il primo asse, quello che riguarda gli aiuti ai seminativi; ma intende tagliare del 15% l’asse di aiuto alle aziende. Si tratta di un grave problema per l’agricoltura di montagna, perché è proprio sul secondo asse che le aziende italiane e in particolare le piccole aziende in quota possono sostenere gli investimenti. L’altro rischio è che in futuro non siano più le Regioni a occuparsi del Piano di sviluppo rurale, bensì lo Stato centrale. È sbagliato lasciare un sistema consolidato e funzionante, per qualcosa che avrà bisogno di tempi lunghi prima di entrare a regime».
Su tutto poi aleggia lo spettro di una ‘hard Brexit’ che potrebbe costare 10 miliardi per l’export
All’incontro di Sedico è intervenuto anche Herbert Dorfmann, capolista alle elezioni europee per la Südtiroler Volkspartei nel 2009 e 2014: «La situazione attuale vede tra i principali beneficiari degli aiuti europei soprattutto i grandi possessori di terreni che speculano senza fare alcuna attività agricola».
A tal proposito Bond ha ribadito che «Dobbiamo contrastare questa situazione: basta con gli aiuti ai grandi possessori di terreni. Invece, è necessario agevolare l’insediamento di nuove aziende, soprattutto a favore dei giovani agricoltori». In particolare oggi che, con la Brexit, potrebbero venir a mancare all’appello circa 10 miliardi di euro, anche se ancora non si conoscono con esattezza gli scenari, per l’export agroalimentare italiano.