Consorzi, piattaforme e acquisizioni per portare le eccellenze del made in Italy sui mercati internazionali. Si è discusso anche di come fare sistema tra aziende, per migliorare l’export del settore, a Expo, nel corso del convegno organizzato da Kpmg al padiglione di Federalimentare, ‘Cibus è Italia’, dal titolo “Export e tutela del food Made in Italy”. All’incontro hanno preso parte alcuni rappresentanti di marchi di eccellenza dell’enogastronomia italiana come Rana, Zonin, Lavazza e Sanpellegrino.
«La dimensione all’estero è un fattore imprescindibile – ha spiegato il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia – in Italia essere così ramificati è un valore ma all’estero serve fare sintesi. Non esiste una formula magica per aggregarsi, alcuni hanno sviluppato piattaforme distributive, altri si sono uniti in consorzi ed esiste la strada delle acquisizioni. Bisogna ricordarsi però che nell’agroalimentare è fondamentale la localizzazione in Italia che è elemento di valore aggiunto». Il valore dell’export italiano agroalimentare attualmente «è di 30 miliardi di euro – ha spiegato l’amministratore delegato di Fiera di Parma, Antonio Celli – C’è stato un aumento di 5 miliardi negli ultimi anni quindi possiamo parlare di andamento positivo. Oggi il 70% delle esportazioni nel settore agroalimentare è fatto dall’1,5% delle aziende, per questo serve aggregarsi per fare rete e approdare su nuovi mercati, quelli emergenti».