Il decimo rapporto dell’Osservatorio cooperazione agricola italiana 2016 del ministero delle Politiche agricole, sostenuto da Agci – Agrital, Fedagri – Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop, sottolinea il ruolo fondamentale della cooperazione nel comparto agroalimentare nazionale.
I dati del rapporto sono stati illustrati da Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione di Nomisma, insieme a Corrado Giacomini, coordinatore del comitato tecnico scientifico: la cooperazione lavora e valorizza oltre il 32% della materia prima agricola per un controvalore di oltre 16 miliardi di euro; il 99% della materia agricola lavorata dalle coop arriva da agricoltori italiani; il 74% per cento degli approvvigionamenti sono prodotti nella zona in cui opera la cooperativa. Un elemento quest’ultimo che avvalora il claim “Dal campo alla tavola”una garanzia che è uno degli elementi che fanno forte presso i consumatori la reputazione della cooperazione.
Le differenze tra nord e sud sono sensibili con quattro regioni che dominano sul mercato
Sono 4.700 le imprese che danno lavoro a oltre 90 mila persone, il fatturato è di 35 miliardi di euro, pari al 23% del giro d’affari totale dell’agroalimentare. Il fatturato è aumentato, seppure di poco, +0,6%, così come l’occupazione, +0,9%.
Come in tutti i comparti economici, anche nella cooperazione c’è una sensibile differenza nella struttura produttiva tra il Nord Italia e del resto del Paese. Il 45% delle cooperative settentrionali realizza l’82% del fatturato complessivo, in particolare grazie alla produzione assicurata da regioni quali Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, che da sole ‘pesano’ per il 76% del prodotto nazionale. La dimensione media delle coop è sproporzionata: 13,6 milioni al Nord, 2,1 milioni al Sud. Tra le cooperative dell’agroalimentare sono ancora le grandi coop a tirare le fila: nel triennio 2014 – 2016, infatti, sono state le prime 25 imprese a fare la differenza nei settori principali: il vino (+10%), l’ortofrutta (6%) e il latte (4%).