Paradosso Covid: per Nonisma, il commercio al dettaglio è positivo, ma i fatturati sono in calo .
Presentato a Bologna “L’industria alimentare italiana oltre il Covid-19 – Competitività, impatti socio-economici, prospettive” (edizioni Egea), il rapporto redatto da Nomisma per Centromarca e Ibc, l’Associazione industrie beni di consumo, con una prefazione di Paolo De Castro, europarlamentare ed economista esperto di agroalimentare.
I dati riportati non sono rassicuranti, anzi: il 2020 si chiuderà con un segno meno per il cosiddetto “effetto Covid”, che determinerà un calo di fatturato per oltre 6 imprese su dieci (62%) e sarà superiore al 15% per il 28% del campione. Il sondaggio realizzato su 200 imprese italiane del food & beverage (aprile-maggio) evidenzia come appena il 20% degli imprenditori preveda a fine 2020 un incremento del fatturato, tra Italia ed estero, a fronte di un 15% per i quali i ricavi saranno stabili rispetto all’anno precedente. Il trend è confermato dai dati sul giro d’affari rispetto allo stesso periodo 2019 che segnano -9,5% ad aprile, -5,8% a maggio e -1,1% sia a giugno sia a luglio.
Le vendite alimentari al dettaglio (+3,3% rispetto al -17,6% degli altri prodotti relativamente al periodo gennaio-luglio 2019) hanno sostenuto anche l’attività della Grande distribuzione (+4,4% contro un valore delle vendite complessive nello stesso canale del -4%) e delle piccole superfici (+3,9%), un format, quest’ultimo, che negli ultimi cinque anni ha registrato cali di fatturato costanti.
A fine 2019, l’industria alimentare italiana risultava essere la quinta potenza mondiale nell’export del food&beverage, dopo Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Francia.
Paolo De Castro
Comitato scientifico
Nomisma
Quella delle risorse europee del Recovery fund è un’occasione che l’Italia non può perdere, per l’agricoltura e l’agroalimentare, ma per tutto il Paese.
Mai come in questo momento abbiamo l’occasione di recuperare i gap strutturali che un Paese piccolo e fragile come il nostro ha. Gap di infrastrutture materiali ma anche immateriali, come la banda larga. E poi investire sulla manutenzione del territorio, che per il 75% in Italia è fatto di montagne e colline che franano. È necessario puntare su un grande piano per invasi in modo tale da raccogliere l’acqua, sempre più preziosa, e non disperderla.