Belluno risulta essere la città italiana più colpita dal riscaldamento globale con un aumento di 2 gradi delle temperatura nel 21esimo secolo, fino al 31 dicembre 2017, rispetto alla media annuale del ventesimo secolo. Lo dice l’indagine realizzata dall’European Data Journalism Network (EDJNet), ma lo vedono direttamente i bellunesi che hanno visto crescere negli ultimi tempi vitigni e uliveti sui pendii delle Dolomiti e trovano al mercato primizie orticole che erano peculiari di ben altre parti della Penisola, ad esempio il carciofo.
Sappiamo che negli anni è cambiata la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici Made in Italy. Lo stesso vino, per via del caldo diffuso, ha anticipato di quasi un mese la sua vendemmia ed ha accresciuto la sua gradazione alcolica, mediamente di un grado. Rovescio della medaglia è il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini.
La preoccupazione è per la tipicità di alcuni prodotti che erano legati a condizioni meteo particolari
Da questa situazione, Coldiretti trae un forte motivo di preoccupazione perché potrebbe essere messo a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico e alla combinazione di fattori naturali e umani.
«L’agricoltura – afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio».