Per colpa della Brexit, l’Italia rischia di perdere quasi 10 miliardi di contributi all’agricoltura nei prossimi 7 anni. È quanto riportano alcune stime diffuse dall’agenzia di stampa ANSA facendo i calcoli relativi alla prossima PAC. La Direzione generale agricoltura della Commissione Europea ha infatti realizzato un documento in cui vengono simulati i principali scenari sul futuro bilancio Ue, su cui inciderà l’uscita della Gran Bretagna: potrebbe verificarsi un taglio sul bilancio PAC tra il 15 e il 20% e questo potrebbe voler dire per l’Italia dai 3,4 ai 9,7 miliardi di euro in meno, in 7 anni, a partire dal 2020.
La prima ad esprimersi ufficialmente su queste prospettive è stata la Fai Cisl che ha invece chiesto siano scongiurati tagli alla Pac e siano introdotti nuovi e più avanzati elementi che valorizzino anche legalità e rispetto dei contratti. Luigi Sbarra, segretario generale della Fai Cisl specifica: «Nello scenario attuale, caratterizzato da primi barlumi di ripresa, ridimensionare il sostegno produttivo a un settore strategico come il primario sarebbe un terribile passo falso. Gli investimenti vanno garantiti, così come va assicurata buona qualità della spesa, che deve essere orientata a traguardi di innovazione sostenibile. Chiediamo al Governo di tenere alta la guardia per evitare ogni taglio».
Polemiche anche dal mondo bio che non vede nella PAC una spinta all’innovazione
Contraria alle ipotesi di riforma della PAC si è già espressa IFOAM Ue, federazione che raccoglie produttori e associazioni del mondo bio. In una nota, IFOAM spiega che la nuova PAC è “un’enorme opportunità per promuovere la piena transizione verso un’agricoltura più sostenibile in Europa. Ma manca un approccio chiaro e condiviso in tutta l’UE per adottare modelli di crescita più sostenibili”.
Secondo la federazione manca un’assegnazione di priorità a sistemi agricoli più sostenibili, solo lasciando agli agricoltori la possibilità, senza alcun obbligo, di aderire a standard più elevati. “La prossima riforma – conclude la federazione bio – rischia di mantenere intatto lo status quo, senza dare il necessario impulso alla sostenibilità”.