Reazioni tutte di soddisfazione per la decisione del Tar del Lazio che, bocciando il ricorso presentato contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais biotech Mon810 modificato geneticamente, ha confermato definitivamente il divieto di coltivazione in Italia di Ogm sancito con il decreto del 12 luglio adottato dal Ministro della Salute, insieme al Ministro della Politiche Agricole Alimentari e Forestali e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, ha espresso la propria soddisfazione sottolineando che «il pronunciamento del Tar conferma nella sostanza le ragioni del decreto promosso dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i Ministeri della Salute e dell’Ambiente in relazione allo stop delle semine Ogm in Italia. Proseguiamo ora con tenacia la battaglia che stiamo portando avanti anche con altri Paesi in ambito europeo. Il nostro obiettivo è dare più autonomia di scelta ai singoli Stati sul tema Ogm. Se non riusciremo a trovare un accordo entro giugno, questo sarà uno dei dossier più importanti del semestre italiano di Presidenza dell’Ue. Sono convinto che il modello agricolo italiano debba valorizzare le sue peculiari caratteristiche per rafforzarsi anche sui mercati internazionali».
No Ogm: Coldiretti chiede chiarezza sulle sanzioni
Per la Coldiretti, il responsabile ambiente della Coldiretti, Stefano Masini, sottolinea che «L’agricoltura italiana resta dunque libera dagli Ogm come chiedono quasi otto italiani su dieci (76% ) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati dell’agricoltura in Italia. Un risultato ottenuto grazie alla grande mobilitazione delle associazioni di ambientalisti, agricoltori, consumatori, cooperatori riuniti nella coalizione “Liberi da Ogm”. Si tratta ora di chiarire quali siano le sanzioni da applicare nel caso di violazione del divieto di messa a coltura in modo da evitare situazioni analoghe a quanto accaduto nella scorsa estate in Friuli Venezia Giulia, che hanno portato alla contaminazione di terreni confinanti con quelli illegalmente coltivati con mais Mon810, come accertato dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato”.
Gli Ogm in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. «Nell’Unione Europea – conclude Masini – nonostante l’azione delle lobbies che producono Ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico Mon810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari)».
No Ogm: per la Cia una scelta fondamentale in vista dell’Expo
Anche la Cia – Confederazione Italiana Agricoltori ha diffuso un comunicato nel quale si legge che: “la bocciatura del Tar del Lazio sul ricorso presentato contro la legittimità del decreto interministeriale che proibisce la semina di mais Mon810 è una buona notizia per l’agricoltura italiana. Ora il governo risolva in maniera definitiva la questione Ogm in Italia, procedendo al più presto all’attivazione della clausola della salvaguardia. La nostra posizione sugli Ogm non è ideologica, ma scaturisce dalla consapevolezza che la loro introduzione può annullare la nostra idea di agricoltura e, quindi, il maggiore vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: qualità, tracciabilità, biodiversità, tipicità. La loro immissione sui nostri mercati metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale del ‘Made in Italy’ agroalimentare. Il ‘no’ agli Ogm, tra l’altro, è condiviso da oltre il 70% degli italiani – conclude la nota – e diventa fondamentale a un anno da ‘Expo 2015’, dove l’Italia ha scelto di mostrarsi al mondo attraverso il cibo, nelle sue accezioni più diverse, ma tutte saldamente legate alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle variegate realtà rurali”.
No Ogm: per Slow Food resta il rischio per il 2015
Sul tema è intervenuto anche Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia che nella sua dichiarazione ha messo in luce un aspetto, oltre che di soddisfazione, anche di preoccupazione. «Per quest’anno – specifica Burdese – l’agricoltura italiana rimane libera da Ogm. Le nostre colture non correranno il rischio di contaminazioni e anche il settore del biologico può tirare un sospiro di sollievo. Ma attenzione, bisogna che il Governo intervenga al più presto perché il decreto in questione, risalente a luglio 2013, per la semina del 2015 non sarà più valido. Ci aspettiamo anche un chiarimento sul tema delle sanzioni per chi dovesse violare il divieto sancito dal decreto in oggetto. Il Governo italiano ha ora una splendida occasione che va oltre i confini della nostra penisola: durante il nostro semestre di presidenza dell’UE deve andare in porto la modifica della direttiva per consentire, senza vincoli e trappole, il libero arbitrio agli stati membri in tema di Ogm».