Dai dati di una analisi fatta dall’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani, su dati Istat rispetto allo stesso periodo 2018, nei primi due mesi del 2019 le esportazioni sono cresciute del +6,6% su base tendenziale, a 6,7 miliardi di euro (+1% per i prodotti agricoli e +7,8% per gli alimenti). E nello stesso tempo si è ridotto del +38% il deficit della bilancia commerciale agroalimentare italiana, con le importazioni cresciute solo del +1,3%, a quota 7,2 miliardi di euro (+5,2% per i prodotti agricoli e -0,5% per gli alimenti).
A trainare il boom dell’export agroalimentare, spiega la Cia, sono state le vendite di prodotti agricoli, cibi e bevande tricolori, soprattutto in due mercati “storici” per l’Italia. Negli Usa, terzo sbocco commerciale per l’Italia agroalimentare, l’incremento annuo ha sfiorato il +17% mentre in Gran Bretagna (quarto mercato di riferimento), la crescita è stata superiore al +10%. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi Cia-Agricoltori Italiani, questa corsa all’approvvigionamento riflette i timori e le preoccupazioni degli importatori presenti nei Paesi per la guerra dei dazi e per la Brexit.
In aumento di quattro punti percentuali, dal 2017 al 2018, delle irregolarità nel lavoro agricolo
Frattanto crescono le irregolarità nel lavoro agricolo: il “Rapporto annuale dell’attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale” 2018 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro testimonia che nel settore agricolo sono state effettuate 7.160 ispezioni, con un tasso di irregolarità registrato di circa il 54,79%, superiore di oltre 4 punti percentuali rispetto al 2017, quando era fermo al 50%.
Dei 5.114 lavoratori irregolari riscontrati, 3.349 (65,5%) sono risultati in “nero” e, tra questi, 263 cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Sono stati adottati 479 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (+25% rispetto ai 360 del 2017) 404 dei quali (l’84%) sono stati poi revocati “a seguito di intervenuta regolarizzazione”.