Tre associazioni su tredici hanno già trovato l’intesa con i sindacati: manca la fetta maggiore .
Quattro ore di sciopero distribuite nell’arco della giornata di venerdì 9 ottobre, con presidi ed assemblee davanti alle sedi provinciali di Confindustria, ovviamente nel più rigoroso rispetto delle norme sanitarie vigenti: questo quanto deciso da Fai Cisl, Flai-Cgil e Uila Uil per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore alimentare, ad oggi sottoscritto soltanto da tre delle tredici associazioni di categoria.
“All’appello – spiegano i sindacati – mancano, sicuramente per motivi non riconducibili a tematiche negoziali, le associate a Federalimentare, Italmopa, Anicav, Assolzoo, Assica, Assitol, Assobibe, Federvini, Mineracqua, Unionzucchero e Assocarni. Nel loro complesso rappresentano la maggioranza delle aziende del settore agroalimentare. A tutti le lavoratrici e lavoratori dell’Industria Alimentare deve essere applicato subito il rinnovo del contratto nazionale sottoscritto il 31 luglio”.
Cgil, Cisl e Uil ribadiscono con forza la necessità di mantenere l’unità del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. La piattaforma sindacale sulla quale è già stato sottoscritto l’accordo con Unionfood, Ancit e AssoBirra prevede principalmente un aumento salariale a regime di 119 euro; il riconoscimento della comunità di sito; la lotta alla discriminazione; il rafforzamento ed universalizzazione del welfare; e la lotta ai contratti pirata nel lavoro in appalto.
Le organizzazioni sindacali rivendicano la disponibilità dimostrata dalle lavoratrici e dai lavoratori del comparto che, con il loro sacrificio e responsabile abnegazione, hanno permesso all’intero comparto di non fermarsi nemmeno nei momenti più difficili del lockdown. “Ora – concludono le organizzazioni sindacali – è il momento che le aziende e le associazioni datoriali riconoscano quel sacrificio e tengano fede agli impegni assunti, attivandosi per la sottoscrizione del nuovo contratto di settore. Una decisione di civiltà e di rispetto per il lavoro di chi ha comunque garantito che il cibo continuasse ad arrivare sulle tavole degli italiani”.