Scordamaglia (Filiera Italia): c’è una visione complementare tra agroalimentare russo e italiano
Per la sicurezza alimentare, le risposte non possono venire da una globalizzazione senza regole: a questo principio si è richiamato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, intervenendo al Comitato imprenditoriale Italo-Russo tenutosi alla Farnesina.
«La recente crisi Covid – ha dichiarato Scordamaglia – ha accentuato la centralità strategica della filiera agroalimentare e della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare contro il rischio di dipendere dalle importazioni dall’estero di generi alimentari di prima necessità. La Russia ha aumentato il proprio livello di autosufficienza alimentare raggiungendo il 163% nel grano, il 100% nelle carni avicole e suine, del 200% degli oli vegetali. Senza alcuna competizione con l’Italia che non produce commodities, ma eccellenze ad alto valore aggiunto. C’è anzi una complementarietà tra i due Paesi a livello agroalimentare».
Altri due elementi comuni sono la scelta di non omologare le proprie produzioni, l’assenza di tecniche OGM superate e la netta prevalenza nel settore delle PMI. «L’Italia nel food non ha multinazionali globali – sottolinea Scordamaglia – ma aziende leader che consolidano supply chain fatte da decine di migliaia di agricoltori, modello questo di riferimento per entrambi i Paesi».
È in questo spirito di reciproca visione e convenienza che il consigliere delegato di Filiera Italia ha lanciato un appello relativo alle restrizioni commerciali che tuttora permangono tra i due Paesi a causa di determinazioni su questioni politiche generali. «Il sistema di sanzioni e contro sanzioni UE in Russia continua a colpire pesantemente la nostra filiera agroalimentare – ha concluso Scordamaglia – sia per la mancata esportazione verso quel Paese di eccellenze alimentari italiane, dai nostri grandi salumi e formaggi alla nostra produzione ortofrutticola, sia per il crescente fenomeno dell’Italian sounding che sta inquinando quel mercato con prodotti taroccati provenienti da Sud America o Turchia: un danno complessivo per la nostra filiera».