Il consiglio della Provincia di Treviso e 50 consigli comunali di altrettanti comuni della Marca trevigiana hanno adottato l’ordine del giorno a tutela del made in Italy proposto da Coldiretti Treviso. L’organizzazione agricola trevigiana aveva condiviso con moltissimi sindaci e amministratori trevigiani la mobilitazione nazionale dello scorso Natale al Brennero contro l’agropirateria.
«Cresce la soddisfazione per questa condivisione – sottolinea Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso – ma anche la consapevolezza che la pirateria agroalimentare coinvolge tutti. Quello che vogliamo è tutelare insieme l’origine dei nostri prodotti e le scelte consapevoli dei cittadini consumatori». L’ordine del giorno di Coldiretti diventa anche un messaggio al Ministero delle politiche agricole quanto inviato direttamente dai comuni trevigiani a Roma.
Nel documento si sollecita lo stesso Ministro a rispettare il regolamento comunitario per l’attuazione dell’obbligo di indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza alle carni suine. Inoltre, si indica la priorità di dar corso alle norme sull’etichettatura dei prodotti alimentari per garantire certezza e trasparenza ai consumatori.
Treviso contro l’agropirateria: azioni legali per tutelale i consumatori
«Noi dobbiamo aver ben chiaro cosa mettiamo nel nostro piatto prima di mangiare – continua Walter Feltrin – la provenienza e i metodi di produzioni devono essere certi e ben comprensibili. Poi c’è la questione dell’utilizzo del denaro pubblico che non deve certo essere utilizzato per promuovere del falso Made in Italy nel mondo. Infine, proponiamo che anche i comuni si tutelino con azioni legali contro chi copia i prodotti tipici dei loro territori. Chi spaccia falsi prodotti arreca danni importanti alle nostre aree rurali in cui vivono e lavorano artigiani, agricoltori e commercianti che hanno fatto grande il made in Italy».
«C’è in atto – denuncia Coldiretti – un salto di qualità dell’agropirateria internazionale che è arrivata a colpire i prodotti più rappresentativi dell’identità alimentare nazionale con danni economici e di immagine insostenibili per l’agricoltura italiana. La denominazione Parmigiano Reggiano resta tra le più copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone. Ma in vendita c’è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, ma anche Pamesello in Belgio. Ora c’è addirittura la possibilità di acquistare (in Gran Bretagna, negli Usa o in Australia) un kit per fare il pregiato formaggio italiano, ovviamente senza dare alcuna importanza al latte utilizzato. Una vera e propria truffa» conclude Coldiretti.