Maggiori controlli all’importazione e l’approvazione dei decreti applicativi della legge nazionale sull’etichettatura che consenta di rendere riconoscibile al consumatore italiano non soltanto la provenienza della carne fresca di maiale, ma anche quella dei prodotti trasformati (salami, prosciutti e tutto il resto) che rappresentano il 70 per cento della produzione suinicola del nostro Paese.
E’ quanto ha richiesto la Coldiretti in occasione del tavolo suinicolo promosso dal ministro per le Politiche agricole Saverio Romano, nel corso del quale sono state illustrate le linee del piano di settore che a metà settembre dovrà essere valutato dalla Conferenza Stato-Regioni. Un tavolo convocato subito dopo la mobilitazione promossa da Coldiretti che ha portato un migliaio di allevatori davanti al palazzo della Borsa di Milano, con tanto di maiali per denunciare le speculazioni sulle materie prime e il problema del falso made in Italy.
Per la Coldiretti, come si legge tra i comunicati diffusi dal sito dell’associazione, è indispensabile partire con un piano di ristrutturazione che preveda, tra l’altro, disposizioni per il congelamento, per due anni, della situazione debitoria delle imprese di allevamento, misure per evitare azioni speculative sulle materie prime anche in relazione all’utilizzazione del mais nella produzione di biogas, l’attivazione di un piano per la produzione di suini leggeri allevati in Italia e contratti per la fornitura di suini all’industria prevedendo prezzi che tengano conto dei costi di produzione.
Infine occorre alzare i livelli di controllo alle frontiere delle carni di maiale di provenienza non solo extracomunitaria, ma anche comunitaria in modo da evitare i ricorrenti, e più volte denunciati, fenomeni di agropirateria.