Si chiama “Love IT – Real Italian Food” il brand lanciato da Copagri che ha come obiettivo promuovere nel mondo il vero made in Italy agroalimentare. La presentazione è avvenuta all’interno del padiglione ad Expo 2015 della Confederazione che raccoglie oltre 300 mila produttori agricoli. «Questo brand noi lo mettiamo a disposizione di quegli agricoltori che vogliono portare all’estero i loro prodotti e ottenere una giusta remunerazione per il loro lavoro», spiega Franco Verrascina, presidente nazionale di Copagri.
‘Lo amo’ o ‘Amo l’Italia’: sono queste le due traduzioni possibili di ‘Love IT’ e rappresentano entrambe il concetto che Copagri vuole trasmettere al pubblico. I consumatori amano l’Italia e il suo cibo, vario e genuino, ed è giusto che abbiano la possibilità di comprare il vero made in Italy e non i prodotti dell’italian sounding che tanto male fanno al nostro settore agroalimentare. ‘Love IT’ non è solo un marchio, ma è anche una catena di negozi dislocati in diverse città del mondo. Si inizia con Expo e con Milano, ma le ambizioni sono di diventare globali. E per raggiungere al meglio i consumatori Copagri sta puntando molto anche sull’e-commerce. PowaTag è una soluzione che permette a chiunque di acquistare i prodotti stagionali degli associati Copagri direttamente da smartphone e tablet.
Un nuovo brand per l’agroalimentare italiano firmato Copagri
Il progetto PowaTag favorisce l’incontro diretto tra consumatore e produttore, in un’ottica di totale trasparenza che privilegia il principio di filiera corta e di tracciabilità. Per filiera corta non si intende in questo caso il chilometro zero, perché i prodotti viaggeranno in tutto il mondo. A zero si devono ridurre le intermediazioni e le logiche aggressive al ribasso che caratterizzano l’attuale mercato.
A sostenere il progetto, anche il Ministero dell’Agricoltura ed il viceministro Andrea Olivero, tagliando il nastro che ha ufficialmente inaugurato il padiglione di Copagri, ha espresso il suo appoggio all’iniziativa ‘Love IT’. «Non dobbiamo stravolgere il nostro modello agricolo – ha detto Olivero – dobbiamo piuttosto promuovere i nostri prodotti nel mondo e difendere il made in Italy dalle contraffazioni». Circa il rapporto con il segno unico distintivo dell’agroalimentare lanciato dal ministro Maurizio Martina sempre nel corso dell’Expo 2015, Verrascina spiega che: «i due progetti sono complementari e si rafforzano l’uno con l’altro. Si stima che il giro d’affari dell’italian sounding sia di 60 miliardi di euro all’anno, il doppio di quello generato dal vero made in Italy. Con queste iniziative cerchiamo di ribaltare questa situazione. Sono i singoli produttori che si devono attivare per avere successo nel mondo. L’obiettivo è saltare gli intermediari e andare a vendere i prodotti italiani in tutto il globo, offrendo qualità ma anche quantità, essenziale per poter dialogare con i distributori esteri».