Nell’ultimo anno l’aumento è stato del 14,34%. Il presidente di Confcommercio Veneto: «Servono regole per evitare che le nostre città perdano l’anima»
La situazione macro
Affitti brevi: il quadro è piuttosto complesso sia a livello nazionale che internazionale. A livello mondiale ci sono, tanto per citarne un paio, le iniziative draconiane di New York e, soprattutto, di Barcellona che ha previsto che dal 2029 di affitti brevi in città ce ne saranno sempre meno visto che andranno a decadere le licenze in essere e rinnovarle non sarà poi così semplice.
In Italia il dibattito dura da tempo, ma in questi giorni ha subito un’accelerazione, vuoi per l’indicazione del Ministero dell’Interno che, di fatto, ha dichiarato l’inutilità delle key-box visto che viene richiesta la verifica “fisica” di chi andrà ad occupare l’appartamento dato in affitto, vuoi per le iniziative di alcune città, Venezia e Firenze in primis, che in qualche modo cercano di arginare.
Cosa succede in Veneto
Fin qui il fenomeno visto sotto un profilo “macro”. Ma in Veneto qual è la situazione?
La risposta arriva dai dati forniti dalla piattaforma “Stendhal” realizzata da Unioncamere in collaborazione con ISNART – Istituto Nazionale Ricerche Turistiche – Le Camere di Commercio per il Turismo e la Cultura, dati che abbracciano un arco temporale che va da settembre 2023 (compreso) a settembre 2024 (compreso): 13 mesi durante i quali, va detto subito, in Veneto il fenomeno della proliferazione degli affitti brevi ha subito una discreta accelerazione.
Complessivamente: dai 45.874 alloggi che risultavano censiti a settembre 2023 in tutto il territorio regionale, si è passati ai 52.455 di settembre 2024, ovvero 6.581 alloggi in più con un incremento del 14,34%.
E’ anche vero che tra agosto e settembre 2024, in alcune province venete, è intervenuto un seppur minimo arretramento che sembra più ascrivibile ad una pausa post feriale che non ad un vero e proprio ripensamento dei proprietari.
Un dato sugli incassi non c’è, ci sono però i dati sulle prenotazioni e sono anche questi molto interessanti anche sul piano dell’offerta turistica. Se, ad esempio, Verona fa il boom di prenotazioni ad agosto (57.884) a febbraio non va oltre le 16.359. Lo stesso dicasi per Venezia che a giugno registra 93.287 prenotazioni contro le 32.152 di gennaio e le 39.883 di febbraio. Segno evidente che il Carnevale porta tanti turisti “one day”. Padova invece sembra più qualificarsi come città d’arte che merita un soggiorno. Infatti settembre 2024 fa registrare il numero di prenotazioni più alto (10.495), ma maggio è sulla stessa lunghezza d’onda (10.081), e così dicasi per aprile (8.526) e anche febbraio non sfigura (5-519).
Il commento del presidente Bertin
“Fermo restando che la proprietà privata è intoccabile – commenta il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin – resta aperta la questione che riguarda la vivibilità delle nostre città. Appartamenti affittati solo a turisti significa penuria di alloggi per i cittadini, siano essi lavoratori, giovani coppie o studenti e chiusura di negozi. E la chiusura dei negozi è l’anticamera dell’abbandono al quale fa seguito il degrado. Per cui: bisogna mettere delle regole che siano in grado di evitare che le città diventino tante Disneyland senz’anima“.
“Lungi dal criminalizzare il fenomeno degli affitti brevi – conclude il presidente Bertin – la nostra idea è che servono regole e, soprattutto, serve pianificare. Togliere dalle nostre città i residenti significa decretarne la fine perché è evidente che un negozio di vicinato, una macelleria, un negozio di abbigliamento, una parrucchiera avranno seri problemi così come non è pensabile che le città possano essere solo costellate di bar e di esercizi che propongono street food. Come non è pensabile che siano i comuni a fronteggiare il fenomeno con le loro forze e con le loro iniziative“.
26 dicembre 2024