È necessario sbarrare la strada alle multinazionali che stanno comperando le filiere produttive .
Incentivare l’integrazione tra le cooperative per essere più forti ed impedire che le multinazionali estere e i fondi di investimento diventino dominanti nel settore: questa una delle principali richieste espresse dalle oltre 1.400 cooperative di Legacoop Agroalimentare riunite in Assemblea, a Roma.
Le cooperative agroalimentari, con un valore della produzione 2021 di oltre 10 miliardi di euro, più di 26mila occupati e oltre 191mila soci, intendono dare il proprio contributo concreto “al percorso verso la sovranità alimentare del nostro Paese, che passa attraverso le filiere e la tutela della biodiversità, e continuare a produrre cibo Made in Italy impiegando materia prima che per il 90% provenga dai propri soci o dal territorio in cui operano”.
«Ipotizzando che il Covid sia finalmente un evento del passato – sottolinea il presidente Cristian Maretti – malgrado le enormi difficoltà ed i maggiori costi, nel 2021 si è riusciti ad aumentare il fatturato e a reggere l’impatto della pandemia dal punto di vista sociale».
«La pandemia – ha sottolineato Sara Guidelli, dg di Legacoop Agroalimentare – ha lasciato il posto ad una situazione internazionale che sta generando gravi difficoltà alla nostra economia ma siamo arrivati vivi a questo 2023 e lo abbiamo fatto con le nostre forze perché Legacoop ha una filiera dell’agrolimentare che realizza dal campo alla tavola un valore di oltre 37 miliardi di euro con 184mila occupati».
Nei vari interventi è stato sottolineato che Legacoop Agroalimentare affonda le proprie radici nella tradizione “ma dobbiamo guardare all’innovazione come unica via per il futuro del cibo Made in Italy. Occorre mettere a disposizione quegli strumenti che servono per accompagnare gli agricoltori verso il cambiamento ed occorre approfondire la ricerca per ridurre i prodotti fitosanitari e antibiotici così da sostituirli con altri altrettanto efficaci, accessibili e sostenibili. Riuscire a produrre, a garantire materia prima di qualità per i nostri allevamenti – concludono i vertici di Legacoop – è determinante per evitare che il consumatore italiano ed europeo si trovi nel piatto proteine animali generate in bioreattori senza aver capito bene i limiti di sostenibilità ambientale e sulla salute”.