La mappa disegnata per il Veneto da First Cisl registra un incremento degli sportelli bancari chiusi
Ulteriori 13 sportelli bancari chiusi nel solo primo trimestre del 2024, 106 comuni oggi “desertificati”, ossia senza alcuna filiale bancaria, per 172mila cittadini e cittadine venete (+21mila nel solo ultimo anno) e 11.400 imprese (+1.300 negli ultimi dodici mesi). È la mappa disegnata per il Veneto da First Cisl (categoria dei lavoratori e le lavoratrici di banche, riscossioni, assicurazioni, authority) a marzo 2024, che bene mostra le dimensioni della desertificazione bancaria nella nostra regione. Di pari passo, continua anche la razionalizzazione dei servizi di prossimità, in primis gli uffici postali, con orari di apertura ridotti e perdurante carenza di personale.
Sono le criticità, con le connesse preoccupazioni, al centro del convegno promosso da Cisl Veneto, in collaborazione con First Cisl Veneto e Slp Cisl Veneto (Sindacato lavoratori poste), svoltosi ieri a Belluno, uno dei territori simbolo di queste fragilità.
«Un impoverimento che impatta non poco sullo sviluppo economico e la tenuta del tessuto sociale di un territorio, soprattutto nei comuni minori e nelle piccole comunità, aggravandone il rischio di abbandono» evidenzia Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto, aggiungendo: «Abbiamo davanti a noi un bivio: la scelta della via da imboccare non può che essere una responsabilità da condividere. Da un lato la strada già aperta ma rischiosa, se pure apparentemente più semplice, della disintermediazione dei servizi che porta con sé il rischio di esclusione sociale, in particolare delle fasce deboli della popolazione e delle zone periferiche; dall’altro lato, una strada impervia e da costruire con l’impegno congiunto dei diversi attori locali: quella di una nuova prossimità di servizi e di relazioni, per tutelare le persone fragili e rafforzare il presidio del territorio, rendendolo più attrattivo».
Commenta Rosaria Di Martino, segretaria generale di First Cisl Alto Adige Trentino Veneto: «La tendenza alla chiusura degli sportelli rischia di diventare allarmante non solo per un’eventuale mobilità di lavoratrici e lavoratori del settore bancario, o addirittura per la tenuta occupazionale, ma anche per il forte impatto sul tessuto economico e sociale di aree di territorio del Veneto e fasce di popolazione più deboli e a rischio di marginalizzazione e isolamento, per età o per ridotta autonomia negli spostamenti o scarsa dimestichezza nell’utilizzo del digitale».
Ma oltre al ritiro delle banche dai territori c’è un problema più globale di impoverimento anche rispetto ad altri servizi sul territorio. E solo a guardare il fronte degli sportelli postali, ad esempio – scongiurato il rischio di privatizzazione di Poste Italiane, grazie anche alle forti sollecitazioni dei sindacati verso l’azienda e il Governo –, persiste il problema della rarefazione degli uffici, in essere dal 2020 con il covid, che riduce la disponibilità dei servizi postali a determinati giorni e orari.
«Un’azienda che si sta evolvendo e che proprio nei piccoli comuni, come quelli della provincia di Belluno, trova la sua prima ragione di presidio del territorio rispondendo a esigenze mutate» sottolinea Samuele Ghiraldello, segretario generale di Slp Cisl Veneto. «Si muove proprio in tale direzione il progetto nazionale “Polis”, che a breve prenderà il via attraverso i fondi del Pnrr e mira a rendere disponibili negli uffici postali pure alcuni servizi della pubblica amministrazione».
L’appello del sindacato è a un’alleanza tra i soggetti di rappresentanza, le imprese e le istituzioni per una battaglia comune in difesa di un interesse che è collettivo. E ancora, la proposta di una campagna di alfabetizzazione digitale a supporto delle persone più fragili, l’attivazione di sportelli di informazione e consulenza, grazie alle attività di volontariato sociale, la concertazione territoriale e la contrattazione sociale per rispondere al bisogno di rendere i territori più attrattivi.
17 giugno 2024