Cento tra le più grandi imprese europee, da Chanel a Basf, da Lego a Prada, hanno scritto al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, perché intervenga sulla vendita dei falsi online ed hanno puntato il dito sui grandi ‘padroni’ dell’e-commerce, Amazon e Alibaba. l’accusa è che anche su questi colossi del web sia possibile acquistare senza problemi oggetti tecnologici, capi di abbigliamento, profumi e giochi contraffatti: niente controlli e niente sanzioni per i produttori e le piattaforme che li commercializzano.
“Senza una modernizzazione e un rafforzamento del quadro legislativo – si legge nella lettera – la tendenza alla contraffazione continuerà a crescere in modo drammatico con un impatto negativo per la salute e la sicurezza dei consumatori europei e dell’economia europea”. Gli industriali chiedono un intervento urgente della Commissione, che al momento non sembra avere la lotta alla contraffazione tra i principali obiettivi.
Ma Alibaba ha ben 2000 dipendenti che lavorano per scovare i produttori di falsi
Come si evince da un rapporto del 2016, l’Ocse sostiene che i reati di violazione della proprietà intellettuale, nel mondo, provocano danni per oltre 450 miliardi di dollari. E, quasi a confermare questa stima, Alibaba ha registrato nel corso del “Single Day” vendite per 25,3 miliardi di dollari in sole 24 ore, un record.
Solo qualche mese fa, Jack Ma, proprietario di Alibaba, aveva sostenuto che estirpare il problema della contraffazione non è certo semplice, dal momento “che i falsi oggigiorno sono di migliore qualità, e a un prezzo migliore, rispetto agli originali”. In effetti, i grandi marchi hanno trasferito la loro produzione in Cina regalando il know how alle aziende locali. Alibaba conta 2mila dipendenti che si occupano della lotta alla contraffazione: la collaborazione con le autorità cinesi ha portato a 300 arresti l’anno scorso, con i sigilli a fermare l’attività di 46 siti illegali.