L’obiettivo è dichiaratamente quello di evitare l’effetto greenwashing delle ‘diciture arbitrarie’. E spieghiamo subito che greenwashing è un neologismo indicante l’ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende e industrie che vogliono crearsi un’immagine positiva o distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi.
Contro questo atteggiamento ecco che sono «in arrivo ad agosto le prime etichette relative all’impatto ambientale di alcuni prodotti, tra cui il vino». Lo annuncia l’ex ministro, tornato al suo ruolo di direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, in occasione della firma del protocollo che il ministero ha firmato con Conserve Italia. Le etichette, adottate da alcune aziende per i propri prodotti, rispondono a criteri internazionali.
Per quanto riguarda il vino, le etichette prevedono quattro indicatori (acqua, aria, territorio e vigneto), mentre sugli altri prodotti (tra cui formaggi, acqua in bottiglia, soft drink, caffè) sarà indicata l’impronta di carbonio (carbon footprint). «Questa misura – spiega Clini – serve anche per orientare gli investimenti delle aziende, perché permette di analizzare il ciclo di vita di un prodotto (il Life Cycle Assessment o Lca), dalla coltivazione alla distribuzione, e capire dove è meglio agire per ridurre l’impatto ambientale».
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