Malgrado gli annunci di rallentamento dell’inflazione, i prezzi al consumo continuano a correre.
A marzo gli alimentari lavorati (pane, formaggi, bevande) e alimentari non lavorati (carne, pesce, frutta e verdura freschi) evidenziano andamenti contrastanti. Gli alimentari non lavorati accelerano (dall’8,7% al 9,1%; +1,0% di febbraio) a fronte del rallentamento degli alimentati lavorati (dal 15,5% al 15,3%; +0,7% su base mensile). In particolare, per il primo aggregato accelerano i prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (dal 5,0% al 9,0%; +0,9% la variazione congiunturale) e anche quelli di frutta fresca o refrigerata (dal 4,8% al 5,2%; +3,2% su febbraio).
Secondo Coldiretti, i listini della pasta sono un esempio eclatante: in un anno il prezzo di questo alimento è cresciuto del +18% mentre il grano è sceso del -30%.
Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy il prezzo della pasta rispetto a un anno fa va dai 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro di Roma, fino a 1,49 euro a Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi in tutta Italia a 38 centesimi di euro al chilo.
Altro caso è quello degli oli vegetali (soia, colza e girasole) utilizzati nelle industrie di trasformazione alimentare. In marzo a livello mondiale il prezzo è calato del -2,1% su febbraio, scendendo sotto del 20,5% del livello massimo del marzo del 2022, all’indomani dell’inizio della guerra in Ucraina, maggior produttore mondiale di olio di girasole, quando era completamente scomparso dai mercati.
Per il Codacons: “Il ribasso dell’inflazione è solo illusione ottica e sono fortissime le differenze territoriali in Italia sul fronte dei prezzi al dettaglio”. In particolare, spiega il presidente Carlo Rienzi, «il ribasso dell’inflazione registrato a marzo è determinato dal calo delle tariffe di luce e gas. Per i beni più acquistati dalle famiglie, i prezzi crescono a ritmi ancora molto sostenuti, incidendo in modo pesante sui bilanci familiari».